Estero

‘Respingeremo i migranti in Francia’, lite Londra-Parigi

Polemica sugli sbarchi illegali di migranti che attraversano la Manica. La replica: ‘La Gran Bretagna non violi il diritto, non accettiamo ricatti’

Tensioni diplomatiche attorno agli sbarchi illegali
(Keystone)
9 settembre 2021
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Londra – Salgono i toni del braccio di ferro tra Londra e Parigi sugli sbarchi illegali di migranti attraverso le acque inclementi e talora mortali della Manica: fenomeno in costante aumento nelle ultime settimane in direzione dell'isola, fino a picchi record di quasi mille disperati al giorno, nonostante il giro di vite post Brexit ai confini sbandierato dal governo di Boris Johnson.

Spazientita dall'inefficacia della sorveglianza imputata alle autorità francesi sui flussi, la ministra dell'Interno di Johnson, Priti Patel, responsabile del dossier e falco della compagine Tory, ha lasciato trapelare in queste ore sui media la minaccia dell'adozione di una politica - sia pur selettiva - di respingimento delle imbarcazioni degli scafisti, con il loro carico umano: adombrando la possibilità di rispedirne indietro qualcuna in Francia e magari revocare il contributo britannico da 60 milioni di euro concesso nell'ambito di un accordo bilaterale siglato nel luglio scorso per cofinanziare le spese relative ai controlli in partenza.

‘Tutte le opzioni disponibili’ al vaglio

Minacce che Parigi non ha gradito affatto, rispondendo immediatamente per le rime; e che hanno suscitato critiche e perplessità anche dall'opposizione laburista britannica, come da organizzazioni sindacali secondo le quali i respingimenti in mare sono in realtà un'arma spuntata, pressoché inapplicabile in base alla legislazione vigente.

Fonti dell'Home Office hanno in ogni caso confermato che la questione dei rinvii è stata sottoposta dalla ministra - che ha origini indiane ed è figlia d'immigrati ella stessa - ai consulenti legali del dicastero, in vista di un'ipotetica applicazione della linea dura limitata peraltro a "circostanze molto specifiche e ristrette". Mentre un portavoce di Downing Street ha richiamato più genericamente la volontà di "valutare e sperimentare tutte le opzioni disponibili alla Border Force per fermare le piccole barche che intraprendono questi viaggi, tanto pericolosi quanto inutili"; non senza assicurare che qualunque misura sarà "rispettosa del diritto internazionale e della nostra normativa interna".

Tensioni su tensioni

Sia come sia, la replica di Parigi non si è fatta attendere. La Francia non accetterà "alcuna pratica contraria al diritto del mare, né alcun ricatto finanziario", ha twittato secco il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, facendo riferimento al faccia a faccia avuto ieri con Patel a Londra prima d'un vertice ministeriale dei Paesi del G7 a cui per l'Italia ha partecipato la titolare del Viminale, Luciana Lamorgese. "L'impegno della Gran Bretagna va mantenuto: l'ho detto chiaramente alla mia omologa Priti Patel", ha poi aggiunto a proposito del contributo da 60 milioni promesso.

Il contenzioso franco-britannico minaccia di tracimare e di sommarsi a quello che ha già scatenato tensioni da dopo Brexit tra i due alleati sulle limitazioni dei diritti di pesca francesi nel Canale: fino all'invio nei mesi scorsi di due cannoniere della Royal Navy a protezione dell'isola di Guernsey. Tanto più che Boris Johnson, interpellato in prima persona sul tema immigrazione alla Camera dei Comuni, non ha esitato a usare parole di fuoco contro "l'abbietto traffico di esseri umani" nella Manica e "lo sfruttamento "di persone disperate e spaventate" da parte dei "gangster" del mare. Avvertendo che l'obiettivo prioritario di Londra resta quello di "far sì che le imbarcazioni non lascino le coste francesi"; ma con la rivendicazione del diritto ad adottare qualunque "tattica legittima a nostra disposizione" se le partenze a monte "non avranno fine".

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