Estero

Bolsonaro infiamma le piazze, cortei in tutto il Brasile

Oppositori e sostenitori del presidente scendono nelle strade in massa. Il leader attacca la Corte suprema, si temono scenari golpisti

Sostenitori di Bolsonaro a Rio de Janeiro
(Keystone)
7 settembre 2021
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Rio de Janeiro – Dopo le oceaniche manifestazioni del giugno 2013 contro l'allora governo di Dilma Rousseff, tornano a infiammarsi le piazze del Brasile, stavolta in prevalenza a favore dell'attuale presidente, Jair Bolsonaro: almeno centomila sostenitori del leader di estrema destra, sventolando bandiere brasiliane e indossando magliette verdeoro, si sono concentrati stamani a Brasilia, in concomitanza con la Festa dell'Indipendenza, mentre un massiccio corteo "in difesa della libertà" si è tenuto anche a Rio de Janeiro.

Nella metropoli carioca migliaia di persone hanno svuotato la spiaggia e riempito i marciapiedi di Copacabana, nonostante la giornata di sole intenso. Ma la partecipazione più numerosa dei simpatizzanti di Bolsonaro è stata a San Paolo, la megalopoli più grande e popolosa del Paese sudamericano, dove in serata il capo dello Stato è intervenuto personalmente.

Solo qualche tafferuglio

Scongiurati i temuti disordini nella capitale federale dopo le minacce di invasione ai palazzi del potere invocate sui social da gruppi più facinorosi, che chiedevano, tra le altre cose, la destituzione dei giudici della Corte suprema (Stf), la chiusura del Congresso e l'istituzione di un governo militare: salvo alcuni tafferugli con le forze dell'ordine, tra la notte scorsa e stamani, in seguito allo sfondamento di un posto di blocco, a Brasilia non si sono registrati incidenti gravi. Sul posto sono stati inviati circa tremila agenti per rafforzare le misure di sicurezza, soprattutto attorno alla sede della Stf.

Dopo settimane di tensioni istituzionali, in particolare tra potere esecutivo e potere giudiziario, il capo dello Stato anche oggi è tornato ad alzare i toni contro i giudici Alexandre de Moraes e Roberto Barroso, colpevoli, a suo dire, di agire "fuori dalla Costituzione". "Il nostro Paese non può continuare a essere tenuto in ostaggio da una o due persone: o queste persone rientrano nei ranghi o saranno ignorate dalla vita pubblica", ha tuonato Bolsonaro, oggetto di indagini sia presso la Stf, su ordine di Moraes, sia presso il Tribunale superiore elettorale (Tse), di cui Barroso è presidente.

La teoria Bolsonaro

Il presidente della Repubblica è accusato di diffondere fake news sulla legittimità del sistema elettorale: secondo Bolsonaro, le presidenziali del 2022 - dove potrebbe avere come principale rivale l'ex presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (che molti sondaggi danno in vantaggio nelle intenzioni di voto) - sono a rischio di "frode" perché le urne elettroniche, in uso dal 1996, possono essere manomesse dagli hacker.

Secondo i principali media e le opposizioni, che parlano apertamente di "atti antidemocratici" e "manifestazioni golpiste", l'ex capitano dell'esercito starebbe in realtà cercando di sviare l'attenzione davanti ai problemi affrontati dal suo esecutivo, a cominciare dalla gestione della pandemia di coronavirus (una commissione parlamentare d'inchiesta sta indagando su presunte omissioni del presidente nell'acquisto dei vaccini anti-Covid), passando dalla grave crisi idrica in corso e dall'aumento dell'inflazione.

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