Estero

La Cina apre al terzo figlio

La nuova norma per contrastare il calo delle nascite e l'invecchiamento della popolazione

Bambini cinesi in piazza Tienanmen (Keystone)
20 agosto 2021
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La Cina ha approvato gli emendamenti di modifica alla legge sulla Popolazione e la pianificazione familiare per consentire alle coppie di poter avere fino a tre figli, ultima mossa contro il calo delle nascite e l'invecchiamento della popolazione. Il via libera è maturato durante i lavori del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese, cominciati martedì e conclusisi oggi. Lo Stato, secondo le nuove disposizioni rilanciate dall'agenzia Xinhua, "promuove il matrimonio e il parto all'età giusta, l'assistenza prenatale e postnatale", mentre ogni "coppia può avere tre figli".

Il pacchetto include anche misure di sostegno per le famiglie di carattere finanziario, fiscale, assicurativo, educativo, abitativo, occupazionale e di altro tipo, che dovranno essere attuate con l'apporto del governo centrale e delle amministrazioni locali.

I genitori con un terzo figlio non dovranno quindi più pagare una multa, né essere puniti dalle loro unità di lavoro. Il terzo figlio non dovrà più affrontare restrizioni per ottenere un permesso di registrazione familiare, noto come 'hukou', o un posto nelle scuole, oppure pesare sulla richiesta di occupazione dei genitori.

Saranno migliorati i servizi pubblici relativi alla pianificazione familiare, in particolare per l'educazione dei bambini, l'assistenza agli anziani, la sorveglianza e le previsioni demografiche. Il nuovo quadro normativo era stato messo a punto il 26 giugno dal Comitato centrale del Pcc e dal governo centrale al fine di "migliorare le politiche sulle nascite per promuovere uno sviluppo demografico equilibrato a lungo termine".

La politica dei tre figli, invece, era stata annunciata il 31 maggio, appena poche settimane dopo i dati del censimento decennale al 2020 che aveva mostrato una popolazione cresciuta al tasso più lento dagli anni '50, a 1,411 miliardi, facendo salire i timori su una Cina verso l'invecchiamento prima di essere diventata ricca. Nel 2016, invece, Pechino aveva ufficialmente abolito la ultradecennale politica del figlio unico a favore appunto del limite portato a quota due, insufficiente a favorire una svolta soprattutto per il costo della vita sempre più alto.

La Cina a fine 2020 ha avuto un tasso di fertilità di appena 1,3 bambini per donna, attestandosi agli stessi livelli di economie sviluppate come Giappone e l'Italia, molto al di sotto dei 2,1 necessari secondo i demografi per mantenere la popolazione a livelli stabili.

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