Estero

Colombia nel caos da due mesi. Le Ong: ‘Già 75 vittime’

Proseguono le proteste e gli scontri con la polizia. Abbattuta una statua di Cristoforo Colombo

Manifestanti per le strade di Bogotà (Keystone)
29 giugno 2021
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Numerose manifestazioni, alcune segnate da gravi episodi di violenza, si sono svolte ieri in Colombia in occasione del secondo mese di proteste antigovernative cominciate il 28 aprile, durante le quali, secondo dati raccolti da organismi sociali, sono morte una settantina di persone. Giorni fa il Comitato nazionale di sciopero, promotore della mobilitazione nazionale, ha dichiarato una sospensione della sua attività, ma numerosi gruppi di base, particolarmente critici del governo del presidente Iván Duque, hanno continuato a scendere in piazza scontrandosi con le forze dell'ordine. Ieri, ha segnalato il direttore nazionale della polizia, Jorge Vargas, la Squadra antisommossa (Esmad) è intervenuta ripetutamente - "almeno 20 volte" - per affrontare i dimostranti a Bogotà, Medellín, Barranquilla, Pereira e Cali. Particolarmente gravi i disordini nella capitale colombiana dove, secondo il generale Oscar Gómez Heredia, "22 autobus sono stati danneggiati e 12 membri delle forze dell'ordine hanno riportato ferite. Non si tratta di una manifestazione pacifica - ha sostenuto - ma di ripetuti atti di violenza".

Comunque, le proteste che continuano da due mesi si sono trasformate nella più importante mobilitazione antigovernativa della storia recente colombiana, mettendo a dura prova la capacità della polizia di rispettare il diritto di libera manifestazione. Non sono mancati in questo senso eccessi, tanto che l'organizzazione statunitense Human Rights Watch (Hrw) ha accusato gli agenti dell'Esmad di essere responsabili di almeno 20 omicidi intenzionali di manifestanti. Di questa emergenza hanno parlato ieri per telefono anche i presidenti Duque e Joe Biden. E se il presidente americano ha "condannato gli atti di violenza e il vandalismo insensato", ha anche sottolineato che "la forza pubblica deve essere sottoposta ai più alti standard di responsabilità".


Scontri con la polizia colombiana (Keystone)

I ribelli di Barranquilla

Un gruppo di manifestanti ha abbattuto ieri a Barranquilla, capoluogo del dipartimento Atlantico, la statua marmorea di Cristoforo Colombo, che fu donata dalla comunità italiana alla città nel 1892, per il 400/o anniversario della scoperta dell'America. Lo scrive oggi El Heraldo. Alcuni manifestanti, scesi in piazza in occasione della mobilitazione per il secondo mese di proteste antigovernative in Colombia, sono saliti sul piedistallo della statua collocata su una piazza di fronte alla chiesa del Carmen, e ne hanno facilitato l'abbattimento utilizzando delle corde. Una volta al suolo, aggiunge il giornale, i manifestanti hanno colpito la scultura con un lancio di pietre, dipingendola con graffiti ('Per i mostri morti' e 'Qui cadono gli assassini') e provocando anche il distacco della testa di Colombo. Il gruppo si è quindi messo in marcia trascinando la testa del navigatore genovese lungo tutta la calle Murillo della città. Il 9 giugno scorso a Bogotà un gruppo di indigeni aveva tentato di abbattere le statue di Colombo e della regina Isabella di Castiglia, ma era stato bloccato dalla polizia.

I numeri delle Ong

Le ong colombiane Indepaz e Temblores hanno presentato, in occasione della ricorrenza ieri di due mesi di manifestazioni antigovernative in Colombia, un rapporto in cui sostengono che i morti negli incidenti avvenuti su tutto il territorio nazionale sono stati 75, e che per 44 di essi la responsabilità presumibilmente è della polizia.

Secondo il rapporto delle due ong, il terzo da quando è partita la mobilitazione il 28 aprile scorso, nei 60 giorni passati vi sono stati 1.832 casi di detenzioni arbitrarie, 83 vittime di violenza oculare, 1.468 casi di violenza fisica e 28 vittime di violenza sessuale, per un totale generale di 3.486 casi di violenze da parte della polizia. Per quanto riguarda le persone morte, spiega Indpeaz nel suo portale, si è trattato di due vittime fatali di sesso femminile e 73 maschile. Dal punto di vista territoriale, la città di Cali ha accusato da sola un po' meno dei 2/3 dei morti (43), seguita da Bogotà (6).

Il documento sottolinea che "la responsabilità dei membri della forza pubblica ha a che fare con azioni palesemente irregolari, come omissioni e complicità, che devono essere indagate da organismi di controllo sia nazionali sia internazionali". Allo stesso modo le ong lanciano un'allerta per "l'uso arbitrario e sproporzionato della forza da parte della polizia, che viola sistematicamente il diritto di protestare e, allo stesso tempo, viola una serie di diritti sanciti dalla Costituzione e dalle norme esistenti di rispetto dei diritti umani". Infine le organizzazioni hanno raccomandato fra l'altro allo Stato colombiano di "smantellare totalmente la Squadra mobile anti-sommossa (Esmad), tenendo conto delle azioni di violazione di molteplici diritti che ha commesso durante le proteste".

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