Estero

L’Iran verso il voto con il record di uranio arricchito

Annuncio di Rohani a pochi giorni dall'elezione del suo successore: le elezioni si terranno venerdì 18

Supporter del candidato Ebrahim Raisi (Keystone)
14 giugno 2021
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L'Iran che venerdì va alle urne per scegliere il nuovo presidente è arrivato ad arricchire l'uranio al 63% e, "se necessario", è pronto a scavalcare "immediatamente" anche questa soglia record. Inaugurando l'arrivo nella sua flotta di altre 2 grandi navi da guerra - il cacciatorpediniere Dena e la dragamine Shahin -, Hassan Rohani manda un messaggio di fermezza agli elettori che sceglieranno il suo successore e alle potenze mondiali, con cui la Repubblica islamica sta trattando a Vienna i termini del possibile ritorno degli Stati Uniti all'accordo nucleare e della revoca delle sanzioni.

Già toccato secondo l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) il mese scorso per le "fluttuazioni" nell'impianto di Natanz, il nuovo picco di arricchimento supera l'obiettivo dichiarato del 60%, già lontanissimo dal tetto del 3,67% fissato dall'intesa del 2015 (Jcpoa). Un limite cui Teheran si dice comunque pronto a tornare in caso di intesa sulle sanzioni. "Gli Stati Uniti e gli europei dovrebbero sapere che l'Iran non cerca l'energia nucleare per produrre armi nucleari. Miriamo a sviluppare la nostra potenza nucleare, aerospaziale e missilistica per rafforzare l'industria del Paese. Non siamo alla ricerca di guerre e tensioni, ma non ci inchineremo ai nemici", ha ribadito il capo del governo, che resterà in carica per alcune settimane dopo il voto e l'eventuale ballottaggio del 25 giugno, previsto in assenza di una maggioranza assoluta, fino all'insediamento del successore.

Cambio della guardia

Fuori gioco per il raggiungimento del limite dei due mandati consecutivi, secondo i sondaggi Rohani cederà il testimone all'attuale capo della magistratura, il 60enne ultraconservatore Ebrahim Raisi, uomo di fiducia della Guida suprema Ali Khamenei, che 4 anni fa sconfisse nelle urne.

Stavolta, però, è lui il favorito, anche per i veti del Consiglio dei guardiani alle candidature dei suoi più accreditati sfidanti moderati e riformisti. Una presidenza che per Raisi potrebbe anche essere l'anticamera dell'eredità dell'82enne Khamenei.

In 59 milioni alle urne

Gli oltre 59 milioni di iraniani chiamati alle urne si ritroveranno così con una scelta limitata a 7 candidati, tutti uomini, di cui 5 conservatori, su una lista iniziale di quasi 600 aspiranti. Una stretta che rischia di gettare benzina sul fuoco dell'astensionismo, dopo il record negativo del 57% alle legislative dello scorso anno. Temendo un contraccolpo per il sistema, i vari schieramenti hanno lanciato in questi giorni appelli alla partecipazione, facendo leva sull'orgoglio nazionale - il boicottaggio, ha detto Khamenei, farebbe il gioco dei "nemici dell'Iran" - e sulle aspettative dei giovani che potranno votare per la prima volta, quasi un milione e mezzo.

Ma la sfiducia è alimentata dalla grave crisi economica, legata all'isolamento internazionale, e dalle drammatiche conseguenze della pandemia, con appena 5 milioni di vaccinazioni su 83 milioni di abitanti. E a pesare è anche la repressione delle proteste degli ultimi anni, che potrebbe farsi più dura sotto un presidente come Raisi, procuratore a Teheran durante le esecuzioni di massa degli oppositori di sinistra alla fine degli anni Ottanta.

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