Estero

La ‘confessione’ dell’oppositore bielorusso

Protasevich ammette e si pente in ‘un’intervista’ alla tv di stato. Ong, opposizione e famiglia: ‘Parole estorte con la violenza’.

Protasevich
(Keystone)
4 giugno 2021
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Mosca – Il regime di Lukashenko la chiama "intervista", ma per molti osservatori le dichiarazioni dell'oppositore bielorusso Roman Protasevich mandate in onda ieri sera dalla tv di Stato sono in realtà tutt'altro: il risultato di una palese violazione dei diritti umani, una confessione strappata con la forza, un nuovo sopruso delle autorità di Minsk che diversi Paesi europei hanno fermamente condannato.

Protasevich ha detto di aver organizzato "disordini di massa", di aver cercato di rovesciare il governo di Lukashenko ma di aver poi "cominciato a capire" che il despota "stava agendo correttamente" e di "rispettarlo".

‘Conosco mio figlio molto bene’

Il giovane Roman però non è una persona libera e molti sospettano che sia stato torturato in carcere. "Conosco mio figlio molto bene e non credo che direbbe mai queste cose", assicura suo padre Dmitri. "Nessuno dovrebbe credere a queste parole perché sono state estorte con l'abuso e la tortura", spiega all'Afp. "Ho visto chiaramente segni di manette, lividi sulle braccia", dice la madre Natalia a ‘Current Time’. La pensa così anche Amnesty International, secondo cui il giornalista di 26 anni aveva "ferite visibili" ai polsi e parlava "sotto una pressione psicologica intollerabile".

Protasevich era "chiaramente sotto costrizione", ha dichiarato da parte sua il capo della diplomazia britannica Dominic Raab definendo l'episodio "inquietante", ed è dello stesso avviso il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, secondo cui la presunta confessione è "assolutamente vergognosa e poco plausibile". "Questa - ha continuato - è una vergogna per l'emittente televisiva e per la leadership bielorussa che mostra ancora una volta il suo disprezzo per la democrazia e, va detto, per l'umanità".

La disperazione

Il filmato sembra avere prima di tutto un obiettivo propagandistico: quello di screditare l'opposizione e il movimento di protesta. Roman Protasevich in quei 90 minuti appare provato, dice persino che è "inutile" continuare a protestare contro Lukashenko, cioè contro colui che appena il mese scorso chiamava "dittatore". Afferma pure di aver deciso spontaneamente di parlare in tv, ma la cosa pare poco credibile. Alla fine scoppia in lacrime e dice di sperare di potersi un giorno sposare e avere dei figli.

Protasevich è l'ex direttore di Nexta, un canale informativo su Telegram che è stato un vero punto di riferimento durante le proteste antiregime scatenate l'anno scorso dall'improbabile trionfo di Lukashenko alle presidenziali di agosto. Protasevich e la sua fidanzata, Sofia Sapega, sono stati arrestati un paio di settimane fa, dopo che l'aereo sul quale viaggiavano è stato costretto a un atterraggio imprevisto a Minsk per un falso allarme bomba che si pensa sia stato escogitato dal regime proprio per far finire in manette il giovane dissidente. Ora rischia 15 anni per "disordini di massa" ma è stato anche inserito nella lista degli individui potenzialmente "coinvolti in attività terroristica".

Blocco Ue dei voli verso e sopra la Bielorussia

Ue e Usa hanno reagito annunciando nuove sanzioni contro il regime e l'Europa ha congelato i voli verso la Bielorussia e il sorvolo del Paese. La leader dell'opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya ha però esortato Usa, Gran Bretagna, Ue e Ucraina ad aumentare ulteriormente la pressione sull'ultimo dittatore d'Europa. "Devono agire congiuntamente in modo che la loro voce sia più forte", ha detto alla Reuters. Anche Tikhanovskaya è certa che Roman abbia rilasciato quelle dichiarazioni perché costretto: con la violenza, ha affermato, "puoi far dire a una persona qualunque cosa tu voglia".

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