Estero

Sprint finale per il governo anti-Netanyahu

Spuntano anche minacce ai due leader Bennett e Lapid. Si vota anche il successore del presidente Rivlin

Il premier uscente Benjamin Netanyahu (Keystone)
1 giugno 2021
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Sprint finale per il governo di unità nazionale targato Yair Lapid e Naftali Bennett, in un'Israele segnato però da un clima di tensioni e minacce. A 24 ore dalla scadenza del mandato, la coalizione anti Netanyahu guidata dal leader centrista di C'è un futuro e da quello di destra di Yamina sta mettendo a punto gli ultimi dettagli prima che Lapid sciolga la riserva sull'incarico affidatogli dal presidente Reuven Rivlin, di cui domani la Knesset eleggerà il successore. I media prevedevano che la fumata bianca potesse arrivare già oggi, ma così non è stato.

Ci si appresta quindi a una giornata politica intensissima, segnata dall'elezione del nuovo presidente di Israele e, al tempo stesso, dalla nomina del nuovo premier, in un ingorgo istituzionale inedito per il Paese. La novità dell'ultimo momento - circolata solo come ipotesi nei giorni scorsi - è l'annuncio che Raam, il partito islamista moderato di Mansour Abbas farà parte della coalizione del 'governo del cambiamento', come è chiamato per sottolineare la prima volta, da oltre 12 anni, di un esecutivo senza il leader del Likud. Riferendo ai giornalisti della scelta di Raam e del suo ottimismo sull'esito finale, Abbas ha fatto tuttavia presente che nelle discussioni ancora in corso tra i partiti di centro, di destra e di sinistra che compongono la nuova maggioranza si può dire che tutto è finito "quando davvero è finito". Anche Avigdor Lieberman - il nazionalista laico, capo di 'Israele casa nostra' - si è mostrato ottimista. Il suo partito del resto ha già raggiunto l'accordo con le altre organizzazioni. "Credo - ha osservato - che con un po' di buona volontà finiremo questo lavoro e potremo informare il presidente Rivlin".

Clima teso

A testimoniare il clima politico teso è il ricorso d'urgenza presentato oggi dal Likud allo stesso Rivlin. A giudizio del partito di Netanyahu, è illegale che a dirigere il nuovo esecutivo sia - come nelle intenzioni della nuova maggioranza - Bennett e non invece Lapid. Ricorso respinto però dall'ufficio di presidenza, che ha sottolineato come non vi sia alcun impedimento legale al fatto che a servire nella prima parte della premiership sia Bennett e poi, nella seconda, Lapid, intestatario del mandato di Rivlin. Ma a preoccupare è anche il clima di minacce, alcune addirittura di morte, ricevute dai leader di destra della nuova coalizione e anche di centro e di sinistra.

Tra i primi, Bennett e la numero due del partito Ayelet Shaked. Tra i secondi lo stesso Lapid e, a sinistra, le minacce di morte contro la figlia di Tamar Zandberg di Meretz. Ha fatto scalpore ad esempio la lettera aperta pubblicata dal giornale ortodosso Yeted Neeman in cui i rabbini membri del Consiglio dei grandi della Torah hanno avvertito Bennett - ebreo osservante - che il nuovo governo di Lapid "vuole minare le fondamenta della religione, spalancare gravi brecce nelle mura dell'ebraismo e scuotere la tradizione di generazioni di fedeli ebrei". Poi hanno ammonito il leader di Yamina che accettare la guida di un governo del genere rappresenta "una sfida al Signore". Sul clima che si respira nel Paese - alcuni l'hanno paragonato a quello che precedette l'attentato a Itzhak Rabin del 1995 - è dovuto intervenire uno degli uomini più vicini a Netanyahu, Miki Zohar del Likud. "Critiche e proteste politiche vanno bene. Violenza e minacce contro deputati e le loro famiglie non possono trovare spazio".

Domani intanto la Knesset è convocata per nominare il nuovo presidente israeliano, anche se Rivlin resterà in carica per un altro mese. In competizione ci sono solo due candidati: Isaac Herzog e Miriam Peretz. Diversissimi tra loro come estrazione e curriculum politico, si contenderanno il posto di undicesimo presidente di Israele.

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