Estero

Usa: video di afroamericano linciato dalla polizia

Ronald Greene urlava ‘ho paura’ mentre veniva ucciso dagli agenti. I fatti sono del 2019

La madre di Ronald Greene si appresta a parlare in pubblico (Keystone)
20 maggio 2021
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"I'm scared!... I'm scared!", ho paura. Sono le ultime parole di Ronald Greene, un afroamericano di 49 anni, mentre un gruppo di poliziotti nel tentativo di arrestarlo lo colpisce ripetutamente con un taser, lo butta faccia a terra e lo prende a calci e pugni. Poi, una volta ammanettato, l'uomo viene preso per le gambe e trascinato sanguinante e agonizzante a pancia in giù, abbandonato sull'asfalto quando oramai appare privo di sensi. Di lì a poco Greene, che era disarmato, morirà, prima di arrivare in ospedale.

La dinamica

Siamo in Louisiana, lo Stato del sud degli Stati Uniti con alle spalle una triste storia di razzismo e di linciaggi. Le immagini shock risalgono alla notte del 10 maggio del 2019, riprese dalla body cam di uno dei sei agenti della polizia statale intervenuti dopo un inseguimento ad alta velocità vicino al confine con l'Arkansas. Una clip di circa 46 minuti in cui si vede il Suv di Greene non fermarsi dopo l'alt per un'infrazione alle norme del traffico e sfrecciare a oltre 180 chilometri orari sulla statale nei sobborghi della città di Monroe. Una volta speronato da un'auto della polizia, Greene viene prima intontito dentro la sua vettura con una scarica di taser, poi fatto scendere. "Mi dispiace, mi dispiace....", si sente dire il 49enne mentre viene sbattuto faccia a terra. Lì, in una situazione convulsa in cui gli agenti tentano di ammanettarlo, parte il massacro. Greene viene insultato e picchiato a sangue.

Poi, una volta in manette, per nove minuti l'uomo viene lasciato agonizzante con il volto sull'asfalto, incustodito, senza che nessuno gli presti assistenza. Nove lunghissimi minuti che potrebbero essersi rivelati fatali. "Spero che questo figlio di puttana non abbia l'Aids", si sente intanto dire uno degli agenti mentre con un fazzoletto si pulisce le mani sporche di sangue. Per due anni le autorità si sono rifiutate di rendere pubbliche le immagini, ma ora è stata l'Associated Press ad ottenerle e a diffonderle. "Una pubblicazione prematura che rischia di inficiare le indagini in corso", lamentano i vertici della polizia della Lousiana.

Le resistenze

Peccato che a suo tempo per aprire questa indagine ci sono voluti ben 474 giorni, e che per mesi la versione ufficiale fu che Greene era morto schiantandosi col suo Suv contro un albero. Un tentativo di copertura e di insabbiamento ora definitivamente smascherato. "Lo hanno assassinato, Ronnie non ha avuto scampo", è il grido di dolore della madre di Greene, mentre i legali di famiglia mettono in evidenza le molte similitudini con il caso di George Floyd. In corso c'è un'indagine federale per verificare l'esistenza di una violazione dei diritti civili. Ma alla luce della pubblicazione del video è probabile che la vicenda vada avanti anche dal punto di vista penale.

Finora l'unica sanzione comminata è stata la sospensione di 50 ore dal servizio per uno degli agenti, Kory York, quello che trascinò per le gambe il corpo di Greene e che disattivò la sua body cam. Dei due agenti che hanno inseguito Greene e maggiormente coinvolti nelle violenze, il capo pattuglia Chris Hollingsworth è morto mesi fa in un incidente d'auto ore dopo aver appreso che sarebbe stato licenziato. L'agente Dakota DeMoss è invece stato arrestato in connessione con un altro caso, accusato insieme ad altri due poliziotti di uso eccessivo della forza nei confronti di un automobilista.

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