Estero

Alta tensione alla vigilia del ‘Jerusalem Day’

Un centinaio di feriti tra i dimostranti palestinesi negli scontri con la polizia israeliana. Altri due razzi lanciati da Gaza.

Città contesa
9 maggio 2021
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Tel Aviv – Da Sheikh Jarrah alla Spianata delle Moschee, Gerusalemme vive ore buie. Alla Porta di Damasco in Città Vecchia - da dove si accede alla Spianata - la vita sembra quella di tutti i giorni ma la tensione è palpabile: ieri sera decine di manifestanti palestinesi, alla fine delle preghiere di Ramadan sulla Spianata, hanno dato battaglia alla polizia israeliana con fitte sassaiole e lancio di oggetti.

Il bilancio parla di 100 feriti tra i dimostranti, in parte curati nell'ospedale da campo attrezzato nei pressi dalla Mezzaluna Rossa. Tra gli agenti i feriti sono stati 17, uno colpito al volto da una sassata. A fare da sfondo agli incidenti, un razzo è stato lanciato ieri notte da Gaza verso il territorio israeliano mentre durante il giorno sono tornati i palloni incendiari tirati dalla Striscia. Anche stasera due razzi sono stati lanciati da Gaza, ha riferito poco fa un portavoce dell’esercito. Non si ha notizia di vittime. Israele ha avvertito Hamas che potrebbe reagire "con potenza" al ripetersi di attacchi.

Massima allerta per il ‘Jerusalem Day’

Alla Porta di Damasco la polizia - che ha aumentato le sue unità in città - presidia la situazione: da lì affluisce il maggior numero di fedeli musulmani che dal tramonto - come sabato sera quando erano circa 90 mila - si recano per il Ramadan sulla Spianata delle Moschee, che gli ebrei chiamano il Monte del Tempio. Non ci sono più le transenne sulle scalinate: sono state quelle la causa dei primi scontri con gli agenti. La situazione potrebbe tuttavia peggiorare, nonostante gli appelli alla calma della comunità internazionale e l'invocazione di papa Francesco alla fine degli scontri e "della violenza che genera violenza". Specie domani per il 'Jerusalem Day', la festa con cui Israele celebra la riunificazione della città dopo la guerra del 1967.

Le bandiere Blu-Bianco sono ovunque. "Non consentiremo ad alcun elemento estremista di alterare l'ordine a Gerusalemme", ha ribadito a mo' di avviso il premier Benyamin Netanyahu. Ora si sta lavorando perché la festa non diventi un'altra occasione di scontro. La prima mossa è stata il rinvio, su richiesta del Procuratore generale dello Stato Avichai Mandelblit, della seduta della Corte Suprema nella quale domani i giudici avrebbero dovuto decidere sullo sfratto di famiglie palestinesi. Le loro case sono rivendicate nella proprietà originale da un gruppo di destra ebraico.

La via delle case contese

Una vicenda che si trascina da un secolo ed è fortemente segnata dal cambio di sovranità su Gerusalemme est: epoca ottomana, sovranità giordana nel 1948, riunificazione israeliana. Sheikh Jarrah non è distante dalla Porta di Damasco: la via - poche decine di metri - delle case contese si chiama 'Othman Ben Afan Street'. Lambisce la Tomba di Simone il Giusto (Shimon HaTzadik), luogo venerato e santo per gli ebrei ortodossi, ogni giorno oggetto di pellegrinaggio. Jeep della polizia e transenne di stop sono da giorni il principale arredamento urbano. Qui partono gli scontri.

Di quasi ogni abitazione si può capire chi la abita: sono di aiuto la bandiera israeliana (o la Stella di Davide) e la Mezzaluna. Su alcuni cancelli sono esposti cartelli in arabo o in inglese; uno di questi recita: 'Basta rubare le nostre case', oppure 'Salvate Sheikh Jarrah'. Da un cancello esce una ragazza con il capo velato: "Ora che la comunità internazionale si è accorta di noi, spero - dice - che la Corte Suprema cambi il suo giudizio e sospenda gli sfratti". Dall'interno del complesso di Simone il Giusto, una signora ebrea ortodossa avverte di "non sentirsi in pericolo per gli scontri causati dagli arabi. Questa - rivendica - è terra di Israele".

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