Estero

L'Austria ricatta l’Ue sui vaccini, Berlino frena su AstraZeneca

L'Europa procede a strappi con i vaccini. Vienna tratta con Mosca per un milione di dosi di Sputnik

Un laboratorio Pfizer in Belgio (Keystone)
30 marzo 2021
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L'Austria tiene in ostaggio l'Ue sui vaccini e negozia con Mosca un milione di dosi di Sputnik, mentre Berlino sospende la somministrazione del vaccino di AstraZeneca per gli under 60 dopo nuovi casi "gravi" di trombosi cerebrale. Sebastian Kurz, attaccato dalle opposizioni in patria che lo accusano di non aver saputo gestire gli acquisti dei sieri, batte i pugni sul tavolo dell'Unione minacciando di bloccare l'acquisto degli immunizzanti. Ma le preoccupazioni per l'Europa non sono finite. Il regolatore tedesco, lo Stiko, ha raccomandato l'immunizzazione con AstraZeneca solo alle persone con più di 60 anni dopo che il Paul Ehrlich Institut ha reso noto che in Germania, ad oggi, sono stati 31 i casi di trombosi cerebrale dopo l'iniezione con il siero della casa di Oxford. I Laender si sono ovviamente adeguati alle indicazioni, applicando lo stop da domani. E si temono nuovi effetti domino nell'Unione, alle prese con i lockdown di Pasqua e ulteriori strette sui viaggi.

AstraZeneca cambia nome

Un quadro poco rassicurante, in cui l'unica nota positiva è l'annuncio di Pfizer-BioNTech di voler produrre fino a 2,5 miliardi di dosi nel 2021, ovvero il 25% in più rispetto alle stime iniziali. E mentre si attende di sapere che fine hanno fatto i 29 milioni di dosi di AstraZeneca trovati in uno stabilimento di infialamento ad Anagni, la casa anglo-svedese ha registrato il nome del proprio composto come 'Vaxzevria', aggiornando gli effetti collaterali nel suo bugiardino così come chiesto dall'Ema. In questo quadro già difficile è arrivato il ricatto di Vienna, che minaccia di bloccare 100 milioni di vaccini Pfizer per il quarto trimestre per tutta l'Unione pur di accaparrarsi una quota più cospicua dei 10 milioni di immunizzanti che dovrebbero essere anticipati dal lotto, ad aprile. Una consegna destinata anche a tamponare le necessità dei Paesi più in difficoltà, tra cui però l'Austria non figura. Il nuovo strappo del governo Kurz è avvenuto alla riunione dello Steering board sui vaccini, dopo che al vertice i leader si erano divisi sulla partita, lasciando agli ambasciatori l'incombenza di risolvere il rompicapo. La proposta di mediazione della presidenza di turno portoghese sarà discussa domani al Coreper, anche se la soluzione non sembra vicina.

La ridistribuzione

Per ottenere l'anticipo ad aprile di 10 milioni di dosi del Pfizer dal lotto di cento milioni, dovuto nel quarto trimestre, la Commissione europea deve esercitare la sua opzione ora. Ma Vienna sostiene che la decisione sulla ridistribuzione dell'intero stock deve essere presa all'unanimità. Non darà il suo assenso fino a quando non avrà avuto soddisfazione. E conta sul sostegno di un pugno di Paesi: Bulgaria, Croazia, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Tutti alleati rimasti scottati dal taglio di AstraZeneca da 120 a 30 milioni di dosi nel primo trimestre. Una coalizione nata per fare pressing e strappare un correttivo sulle consegne, guidata dal cancelliere austriaco. Dal canto loro gli altri partner Ue sostengono che non occorre una decisione specifica per la ripartizione dei 100 milioni di sieri perché vale la regola generale del pro-rata, e cioè in base alla popolazione di ciascun Paese, criterio seguito fino a oggi. Per questo sostengono che le minacce di Vienna sono vuote. Presto comunque un parere dei servizi legali del Consiglio Ue potrebbe chiarire. Quanto alla questione dei 10milioni di dosi da distribuire, per ora c'è la proposta di assegnarne 2-3 milioni in totale a Sofia, Zagabria, Riga, Praga, e Bratislava. Gli altri 7-8 milioni dovrebbero essere ripartiti tra tutti i 27 Stati, su base pro-rata. E mentre Vienna cerca di rientrare con la forza nei giochi, negozia con la Russia un milione di dosi dello Sputnik. "Non ci devono essere paraocchi geopolitici riguardo ai vaccini", ha avvertito Kurz.

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