Estero

Colpo di Stato in Myanmar: i militari arrestano Aung San Suu Kyi

Golpe dell'esercito nel giorno in cui avrebbe dovuto riunirsi il nuovo Parlamento. La leader al popolo: 'Non accettate'. Onu e Ue condannano, Washington minaccia.

Aung San Suu Kyi nel 2016
(Keystone)
1 febbraio 2021
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L'esercito del Myanmar ha organizzato un colpo di Stato e arrestato colei che è de facto il capo del governo civile, Aung San Suu Kyi, così come diversi responsabili del suo partito; e ha proclamato lo stato d'urgenza, piazzando i suo generali ai posti chiave. 

"Questa decisione è necessaria per preservare la stabilità del Paese", hanno annunciato i militari sulle loro emittenti televisive, annunciando uno stato di emergenza di un anno. Essi accusano la commissione elettorale di non avere posto rimedio alle "enormi irregolarità" che, secondo loro, ci sono state in occasione delle elezioni legislative di novembre, vinte massicciamente dal partito di Aung San Suu Kyi (la Lega nazionale per la democrazia, Lnd), al potere dalle elezioni del 2015. 

Stando a un comunicato dell'esercito, Min Aung Hlaing (capo delle forze armate) concentra ormai i poteri "legislativo, amministrativo e giudiziario", mentre un altro generale, Myint Swe, è stato designato presidente a interim, posizione più che altro onorifica. L'esercito ha promesso nuove elezioni entro un anno. "Metteremo in atto una vera e propria democrazia multipartito", hanno dichiarato i militari sulla loro pagina Facebook, aggiungendo che il potere sarà trasferito dopo "che si svolgeranno elezioni libere ed eque".

Secondo quanto indicato da un giornalista dell'agenzia Afp, l'esercito ha preso possesso del municipio della città di Rangoon, capitale economica del Paese, qualche ora dopo che Aung San Suu Kyi e il presidente birmano Win Myint erano stati arrestati.

"Abbiamo sentito dire che sono detenuti a Naypyidaw", la capitale del Paese, ha precisato il portavoce della Lnd, secondo il quale diverse altre persone sono state fermate.

San Suu Kyi alla popolazione: "Non accettate quanto successo"

Aung San Suu Kyi - in base al contenuto di una lettera, diffusa sui social media dal suo partito - esorta la popolazione a "non accettare" il golpe.

Mentre voci di un colpo di Stato si andavano vieppiù diffondendo negli ultimi giorni, San Suu Kyi "ha lasciato questo messaggio al popolo", ha spiegato su Facebook Win Htein, presidente della Lega nazionale per la democrazia.

L'Onu e l'Ue condannano, Washington minaccia

L'accesso a Internet e le telecomunicazioni sono stati fortemente disturbati in tutta la Birmania, rileva l'Ong Netblocks; mentre l'agenzia Afp ha constatato che l'accesso all'aeroporto internazionale di Rangoon è stato bloccato.

L'Onu, gli Stati Uniti, l'Unione europea e l'Australia hanno condannato gli arresti e hanno fatto appello alla liberazione immediata delle persone fermate, nonché al ripristino della democrazia.

Con "la dichiarazione del trasferimento di tutti i poteri ai militari, viene dato un duro colpo alle riforme democratiche in Birmania", ha indicato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres in un comunicato. Il Consiglio di sicurezza si riunirà nei prossimi giorni per affrontare la questione.

L'Ue ha "fermamente" condannato il colpo di Stato, chiedendo "la liberazione immediata" delle persone detenute. "Il risultato delle elezioni va rispettato - ha scritto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel su Twitter. "Il popolo del Myanmar vuole la democrazia e l'Unione europea è con lui", ha aggiunto il capo della diplomazia europea Josep Borrell sul medesimo social media.

Dal canto loro gli Stati Uniti hanno minacciato di adottare "misure nei confronti dei responsabili", ha avvertito il portavoce della Casa Bianca Jen Psaki in un'altra nota stampa.

Questo colpo di Stato giunge poco prima che il Parlamento uscito dalle ultime legislative si riunisse per la prima sessione, che avrebbe dovuto svolgersi proprio oggi.

Dieci anni or sono la Birmania era uscita da un regime militare che era stato al potere per quasi mezzo secolo. Gli ultimi due colpi di Stato, dall'indipendenza del Paese nel 1948, risalgono al 1962 e al 1988.

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