Estero

Navalny dice che gli hanno avvelenato le mutande

Il dissidente russo avrebbe ottenuto con una telefonata la prova inconfutabile del tentativo di omicidio al quale è sopravvissuto ad agosto.

Navalny (Keystone)
21 dicembre 2020
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Aleksey Navalny afferma di aver ottenuto una prova inconfutabile delle responsabilità del Cremlino e dei suoi servizi segreti nell'avvelenamento che l'ha tenuto a lungo in bilico tra la vita e la morte. A fornirgli la chiave del misterioso avvelenamento sarebbe stato proprio un ufficiale dell'Fsb cadendo in pieno nel tranello telefonico tesogli dall'avversario numero uno di Vladimir Putin. L'agente non solo avrebbe di fatto confessato l'operazione ordita dall'intelligence per far fuori il dissidente, ma avrebbe suggerito che la tossina potrebbe essere stata applicata sulle mutande dell'oppositore. In serata, l'Fsb ha però bollato la telefonata di Navalny come "un falso" .

Fatto sta che Navalny ha pubblicato su internet un video in cui racconta di aver telefonato ad alcuni agenti del servizio russo erede del Kgb sospettati di essere coinvolti a diverso titolo nel suo caso. A due di questi si è presentato con una falsa identità, quella di Maxim Ustinov: un inesistente aiutante del segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev, un fedelissimo di Putin e di certo tra le persone più potenti della Russia. Colto alla sprovvista, dopo qualche tentennamento Konstantin Kudryavtsev avrebbe abboccato. Almeno questo è quello che racconta Navalny, che dice di aver effettuato la chiamata alle sei del mattino occultando il proprio numero e facendo apparire al destinatario un'utenza simile a quelle usate dai servizi segreti. Navalny ha messo in rete una registrazione audio, un video e una trascrizione della telefonata. Resta però impossibile confermare l'identità della persona che risponde all'altro capo del telefono per ben 49 minuti.

L'oppositore russo si è sentito male il 20 agosto ed è collassato su un aereo in volo tra Tomsk e Mosca. Pensando apparentemente di parlare con un superiore incaricato di redigere un rapporto sul caso, il presunto Kudryavtsev dice che se quel giorno i piloti dell'aereo su cui volava l'oppositore non avessero effettuato l'atterraggio di emergenza così velocemente e se gli operatori sanitari non fossero intervenuti tanto prontamente, "il risultato sarebbe stato diverso". Navalny insomma sarebbe morto. Sarebbe stato questo il vero obiettivo del Cremlino: uccidere il dissidente, non intimidirlo. "Ho chiamato il mio assassino. Ha confessato tutto", afferma Navalny su Twitter.

In realtà, l'uomo che viene identificato come Kudryavtsev dice di non aver partecipato all'avvelenamento vero e proprio. Sarebbe stato invece mandato due volte in Siberia per eliminare le possibili tracce del veleno dagli abiti dell'oppositore. Prima di essere ricoverato a Berlino, dov'è ancora in convalescenza, Navalny è stato infatti un paio di giorni in un ospedale di Omsk, la città dove è stato effettuato l'atterraggio di emergenza. Le autorità russe assicurano di non aver trovato veleni su Navalny, ma gli scienziati dell'Opac e laboratori specializzati in Germania, Francia e Svezia hanno rilevato tracce di una micidiale neurotossina sviluppata in Unione Sovietica ai tempi della Guerra fredda: il Novichok. Ed è su questo punto che il supposto Kudryavtsev sembra tirar fuori una novità inedita. Quando il falso alto funzionario (cioè Navalny) gli domanda dove ci si possa aspettare una più alta concentrazione di residui della tossina, il presunto esperto di armi chimiche dell'Fsb suggerisce l'interno delle mutande del blogger anti-Putin, e in particolare le cuciture nella zona inguinale. Sulla base di queste affermazioni, la testata investigativa Bellingcat suppone che il veleno sia stato messo nelle mutande come spray o unguento, o quando Navalny non era nella sua camera d'albergo a Tomsk oppure approfittando del servizio di lavanderia dell'hotel.

Putin ha assicurato che lo Stato russo non ha nulla a che vedere con il caso Navalny: se i servizi segreti di Mosca avessero voluto davvero avvelenare il dissidente - ha detto qualche giorno fa con una risatina - avrebbero "portato la questione fino in fondo". La nuova inchiesta però rafforza inevitabilmente i sospetti sul Cremlino.

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