PRESIDENZIALI USA 2020

Comincia la transizione da Trump a Biden, ma l’uscente resiste

Iniziati i contatti della nuova squadra con i funzionari dell'amministrazione, priorità alla lotta al Covid-19. Ma Trump non ammette la sconfitta.

Donald Trump e la first lady Melania (Keystone)
24 novembre 2020
|

Chissà se lascerà le chiavi della Casa Bianca sotto lo zerbino. Intanto, Donald Trump si è deciso ad approvare la transizione per l’insediamento di Joe Biden. Il che non significa che abbia ammesso la sconfitta: per quello non è bastata neanche la conferma del risultato in Nevada, ma soprattutto in Michigan e in Pennsylvania, che pianta l’ultimo chiodo nella bara dei ricorsi. Nonostante il risultato e l’imbarazzo di molti Repubblicani Trump continua a puntare i piedi, a dire che è tutta una truffa, che ha vinto lui; è probabile che continuerà a farlo ancora per molto, sapendo che il ruolo di grande vittima gli servirà nel 2021, per rivenderselo in tivù e magari cercare di schivare qualche causa. L’inizio della transizione, però, fornisce all’amministrazione Biden l’accesso a fondi e informazioni necessari per non arrivare impreparati al 20 gennaio, data d’inizio della nuova amministrazione.

La firma di Emily Murphy – fedelissima e finora sconosciuta avvocata repubblicana a capo della General services administration, un ente che dovrebbe essere autonomo rispetto all’esecutivo – consente finalmente un po’ di normalità. Anche perché tra i passaggi di consegne stavolta c’è anche quello riguardante la lotta al coronavirus. I membri dello staff di Biden hanno già contattato le autorità sanitarie, l’Istituto per le malattie infettive guidato da Anthony Fauci, e i responsabili del progetto Warp Speed, quello che si dovrà occupare della distribuzione dei vaccini anti-Covid. Dopo lo scontro tra gli esperti e Trump, la nuova squadra “può aspettarsi un caloroso benvenuto”, come ha osservato il New York Times. Tra virus galoppante e vaccino incipiente, i prossimi mesi richiedono una pianificazione immediata. Ma sarà importante anche ottenere i briefing giornalieri dell’intelligence e avviare le discussioni coi vertici militari, per garantire la sicurezza nazionale e quella delle truppe ancora impegnate all’estero (Trump dovrebbe portare a casa un terzo di quelle di stanza in Afghanistan e Iraq entro il 10 gennaio; ma proprio la coincidenza tra ritiro parziale e transizione preoccupa il Pentagono).

Mentre lo sblocco della situazione permetterà alla Fbi di avviare i controlli di rito sulle persone che avranno accesso ai dossier più riservati, anche Wall Street si direbbe felice della transizione: per la prima volta nella storia il Dow Jones ha superato i 30mila punti. Aiuta anche l’indicazione di Janet Yellen per la poltrona di segretario al Tesoro: la ex presidente della Fed piace agli investitori non solo per la sua professionalità, ma anche perché è considerata la persona giusta in un momento in cui va rilanciata l’economia, con un’attenzione particolare al mercato del lavoro e all’emergenza disoccupazione. Un aspetto, questo, che in realtà la rende gradita anche alla sinistra del partito democratico.

Trump ha salutato il nuovo record finanziario con una conferenza stampa di un minuto e due secondi, stando ai cronometri dell’emittente Cnbc; nonostante il volto terreo e la voce tutt’altro che cinguettante, ha colto l’occasione per affermare che si tratta del 48esimo primato registrato dall’indice della borsa americana durante il suo quadriennio. Poi se n’è andato senza rispondere a nessuna domanda, mentre i reporter insistevano: “Are you going to concede?” (riconoscerà la sconfitta?).

E mentre l’uscente graziava il suo ultimo tacchino al Rose Garden della Casa Bianca – almeno una tradizione la rispetta, ha chiosato ironicamente Abc News –, il capo dello staff, Mark Meadows, dava istruzioni per avviare il dialogo con i membri del transition team. Dopo la nomina, il futuro segretario di Stato Anthony Blinken e il futuro consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan sono stati ufficialmente presentati da Biden e dalla sua vice Kamala Harris. “L’America è tornata ed è pronta a guidare il mondo insieme agli alleati”, ha detto Biden. Al suo fianco anche Avril Haines, la prima donna che guiderà i servizi segreti Usa, Alejandro Mayorkas, il primo ispanico a capo della Homeland Security, Linda Thomas Greenfield, futura ambasciatrice Usa all’Onu, e John Kerry, che assumerà il ruolo di inviato speciale per il clima. Proprio il ritorno degli Usa nell’accordo di Parigi, ha ribadito Biden, sarà uno dei primi passi della nuova amministrazione.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE