Israele

Prove di guerra al fronte libanese

Scontro a fuoco a ridosso della Linea Blu. Netanyahu: Hezbollah scherza col fuoco'

27 luglio 2020
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Tel Aviv - Puntuale, un "incidente" tra l'esercito israeliano e una formazione di Hezbollah è arrivato ieri a ricordare che le alture di confine tra Israele, Libano e Siria restano il più sensibile fusibile delle tensioni regionali e l'area di sfogo di quelle intestine all'una e all'altra parte.

Le versioni fornite da Israele e dagli Hezbollah sullo scontro avvenuto attorno alle 16 locali (le 15 in Svizzera) contrastano tra loro, mentre dall’Unifil, la missione Onu dei caschi blu schierata a ridosso della Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi, si è limitata a informare che  in corso un’inchiesta ma che è ancora presto per determinare i contorni degli eventi. Chiara è tuttavia la cornice in cui gli eventi avvengono: la crescente protesta contro Benyamin Netanyahu in Israele, e le difficoltà di Hezbollah in Libano, oggetto a sua volta del malcontento di larga parte della popolazione che mal sopporta la sua pretesa di essere uno stato nello stato. Niente di più opportuno di un conflitto, praticato o minacciato, per dare respiro al premier israeliano, da una parte, e alla dirigenza del 'Partito di Dio' dall'altra. 

Uno scenario già visto

Non è la prima volta, del resto, né nuovo il luogo. Nel 2006, in un altro settore del confine, le parti si affrontarono in un conflitto durato circa un mese e costato la vita a più di mille persone, soprattutto libanesi. Secondo lo Stato ebraico,ieri pomeriggio un “commando di terroristi ha tentato di infiltrarsi” nella zona di Monte Dov, controllata da Israele e a ridosso della Linea Blu, nell'area contesa da decenni, nota come le Fattorie di Shebaa.

“Hezbollah scherza con il fuoco”, ha avvertito Netanyahu, aggiungendo che il movimento sciita alleato di Teheran “mette nei guai il Libano per colpa dell’Iran". Per gli Hezbollah si è, al contrario, trattato di un “attacco unilaterale” da parte di Israele, che avrebbe bombardato per circa un’ora con tiri d'artiglieria le colline di Kfar Shuba e la cittadina di Hebbariye, dove un’abitazione civile sarebbe stata danneggiata. Per gli Hezbollah non si registrano morti o feriti. Così come non si contano vittime da parte israeliana. Israele ha affermato da parte sua che i soldati hanno sorpreso in tempo il commando dei miliziani del Partito di Dio, fermandoli dopo che avevano superato di “alcuni metri” la Linea Blu. Gli israeliani dicono di aver sparato contro “i terroristi”, ma non si hanno altri particolari.

Ganz avverte Beirut e Damasco

Il ministro israeliano della difesa Benny Gantz ha avvertito che "Israele è determinato a impedire violazioni della propria sovranità e attacchi a civili israeliani. Libano e Siria sono paesi sovrani e subiranno le ripercussioni per ogni azione terroristica che prende avvio dal loro territorio". 

Il comandante di Unifil, il generale italiano Stefano Del Col, ha fatto sapere di essere in contatto diretto sia con l’esercito israeliano che con quello libanese, invitando le parti al massimo controllo. L’esercito libanese è l’unico interlocutore formale dell’Onu in Libano ma esiste un coordinamento di fatto tra gli Hezbollah e alcuni settori delle forze armate di Beirut. Già nel tardo pomeriggio nella zona era tornata la calma, ma tutte le parti coinvolte rimangono comunque in stato di allerta.

Molti osservatori ritengono che quello di ieri possa essere stato un 'assaggio' della reciproca tenuta, in vista di uno scontro pu esteso. Proprio lo stato di allerta era stato elevato da parte dello Stato ebraico lo scorso 23 luglio nella Galilea settentrionale a ridosso della Linea Blu. E negli ultimi giorni la tensione era salita lungo la linea dell’armistizio tra Israele e Siria, e lungo la linea del ritiro israeliano tra Libano e Israele.

Il premier sotto tiro

Nel fine settimana si erano inoltre registrati botta e risposta di artiglieria tra Israele e non meglio precisati miliziani localizzati sul lato siriano delle Alture del Golan annesse unilateralmente da Israele e dove da anni si registra una presenza di forze filo-iraniane. Un drone israeliano era precipitato domenica in territorio libanese durante un’azione di sorveglianza aerea. E un miliziano di Hezbollah era stato ucciso una settimana fa nei pressi di Damasco in un raid aereo attribuito a Israele. “Vendicheremo presto il nostro martire”, ha annunciato Hezbollah dopo l’incidente di confine. 

E forse è quello che Netanyahu non teme, né forse vuole, ma si aspetta. Nelle ultime sere, migliaia i persone hanno manifestato in diverse città di Israele per  chiederne le dimissioni. Ma non si dimette un capo di governo quando il Paese è impegnato in una guerra.

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