Estero

Condannato (ma libero) 93enne guardia di un lager nazista

Corte di Amburgo risparmia il carcere all'anziano che all'epoca dei fatti aveva 17 anni. Insorge il Centro Wiesenthal insorge: insulto ai sopravvissuti.

(Keystone)
23 luglio 2020
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Berlino - Il tempo cancella molte cose ma non annulla la memoria di chi vuole ricordare. Ed è con questo spirito che, a 75 anni dalla fine della guerra, si è chiuso con una condanna del tribunale di Amburgo il processo all'ex guardia delle SS del campo di concentramento di Stutthof. La corte della città anseatica ha riconosciuto Bruno Dey, all'epoca dei fatti un ragazzo di 17 anni e oggi un anziano 93 enne, colpevole di aver contribuito con la sua attività di vigilanza alla morte di 5'232 persone nel campo di concentramento nazista nei pressi di Danzica.

La pena a due anni di reclusione, comminata secondo la giurisdizione che si applica ai minorenni, sarà scontata in libertà vigilata vista l'età dell'imputato. Una decisione duramente contestata dal centro Wiesenthal di Gerusalemme che ha parlato di un "insulto ai sopravvissuti". Pur accogliendo con favore la condanna il direttore del centro, Efraim Zuroff, ha sottolineato che si tratta di "un classico esempio della sindrome di simpatia malriposta. Invece di convalidare le sofferenze dei sopravvissuti punendo il colpevole, i giudici li hanno insultati mandando Dey a casa, felice di essere del tutto impunito". "Il fatto che nemmeno uno dei 4 criminali di guerra nazisti condannati nella scorsa decade abbia fatto un solo giorno di carcere, è - ha concluso - una macchia seria nel processo giudiziale".

Dallo stupore alle scuse

Tornando al processo di Amburgo, la giudice Anne Meier-Goering ha sottolineato che Dey "non avrebbe dovuto obbedire a ordini criminali". Al termine di un processo durato 44 udienze, l'imputato lunedì scorso aveva preso la parola: "oggi mi vorrei scusare con quelli che hanno dovuto attraversare questo inferno di follia e con i loro familiari" aveva detto prima dell'arringa finale dell'avvocato difensore "una cosa del genere non deve mai più ripetersi".

Dey all'inizio del processo si era detto stupito delle accuse e aveva dichiarato di non comprendere le imputazioni, in quanto addetto alla sorveglianza e non artefice diretto dei crimini commessi. Ma nelle dichiarazioni finali la giravolta: l'anziano ha dichiarato di aver finalmente colto l'orrore di quanto era accaduto solo attraverso le testimonianze dei familiari delle vittime e dei superstiti.

Nel corso degli interrogatori l'ex SS aveva comunque ammesso di aver visto centinaia di cadaveri e di avere udito le urla provenire dalle camere a gas, riferiva Welt. Nel campo di Stutthof infatti c'erano camere a gas dotate di Zyklon B e un blocco in cui venivano uccisi ebrei privandoli di cibo, acqua e aiuto medico, riferisce Die Welt.

Bruno Dey, nato nel 1927, aveva lavorato nel campo di concentramento, che si trovava nella Polonia occupata dal Reich, tra l'estate del 1944 e la primavera del 1945. In quel campo e nei suoi lager-satellite morirono entro la fine della guerra in tutto circa 65mila persone: ebrei, omosessuali, prigionieri politici, Rom, civili polacchi e partigiani. 

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