Estero

Erdogan ai greci: inondate di migranti l'Europa

Il presidente turco oggi a Bruxelles per incontrare i vertici dell'Unione

Ankara - Recep Tayyip Erdogan tenta la carta greca. Per portare a più miti consigli l'Unione europea, il presidente turco si è rivolto all'Atene un tempo nemica (peraltro le due polizie si sono sparate addosso ancora sabato) suggerendo di riversare in Europa i migranti che dalla Turchia arrivano o tentano di arrivare in Grecia. Quasi che la Grecia in Europa non vi si trovi già. Erdogan, che oggi incontrerà a Bruxelles i dirigenti delle istituzioni europee, ha sollecitato i greci: "Vi lancio un appello... Aprite le porte e liberatevi di questo peso... Fateli andare negli altri Paesi europei!". Destinatario il premier greco Kyriakos Mitsotakis.

"Spero di tornare dal Belgio con risultati differenti", ha affermato il presidente turco riferendosi ai previsti colloqui con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Grazie alla mediazione di Michel  - recatosi nei giorni scorsi ad Ankara - sarà il primo faccia a faccia formale con i vertici Ue dopo la denuncia unilaterale, a fine febbraio, del patto del 2016 con il quale Ankara si impegnava a bloccare il flusso dei profughi verso l'Unione in cambio di sei miliardi di euro.

Dall'incontro di domani non c'è da aspettarsi un nuovo accordo o lo stanziamento di altri fondi Ue (ciò a cui sembra mirare Erdogan, che nei giorni scorsi ha detto che l'intesa va "riadeguata") . Si tratta piuttosto del rilancio di un dialogo politico fermo da tempo. Quanto alle migrazioni si cercherà di fare chiarezza sulle diverse interpretazioni dell'accordo ancora in vigore, per metterlo in sicurezza. Una tranche del denaro deve essere ancora sborsata, e potrebbero essere valutati modi per accelerarne l'iter. Naufragata sul nascere invece l'ipotesi di uno stanziamento di 500 milioni di euro aggiuntivi, che la settimana scorsa era parsa essere stata avanzata da Bruxelles. All'incontro si parlerà anche di liberalizzazione dei visti e di unione doganale anche se lo scoglio del rispetto dei criteri Ue, su cui si era incagliato l'intero processo negli anni passati, rimane di fatto insormontabile. Sul tavolo anche il discorso sull'assistenza militare alla Turchia, che potrebbe essere riannodato (una delle ragioni accampate da Erdogan per il "via libera" dato ai migranti era il mancato aiuto europeo alla sua avventura siriana) e la questione delle trivellazioni nell'area di Cipro.

L'incontro è stato preceduto da una lunga telefonata, il 6 marzo, con la cancelliera tedesca Angela Merkel che dell'accordo del 2016 era stata la regista. E preceduto anche da un'altra mossa a sorpresa del presidente turco. Giovedì l'annuncio da parte delle autorità greche dell'arrivo di oltre 1.700 profughi sulle isole greche che si sono aggiunti ai 38mila che in condizioni disperate sono ammassati in campi improvvisati. Ieri l'ordine di Erdogan alla Guardia Costiera turca di fermare i migranti che tentano di attraversare il mar Egeo per il pericolo che la traversata comporta. Una scelta che in realtà ha poco a che fare con preoccupazioni umanitarie e molto con la voglia di dare un segnale all'Europa e di riaffermare che se c'è qualcuno che in questa gigantesca tragedia umanitaria ha il coltello dalla parte del manico, questo è lui.

La Grecia, da parte sua, continua, per ora, a svolgere il ruolo di gendarme di una delle frontiere esterne dell'Unione. All'Afp una fonte del governo di Atene ha annunciato il prolungamento per 36 chilometri della recinzione rinforzata del confine con la Turchia per contenere la pressione dei migranti. Dopo gli incidenti degli ultimi giorni, con l'uso degli idranti e dei lacrimogeni da parte della polizia greca e il lancio di pietre da parte dei migranti, sono stati dislocati altri agenti anti sommossa affiancati dai cani e appoggiati dai droni.

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