Estero

Il coronavirus è stato contratto da 80mila persone nel mondo

Gli infetti in Cina: 77'658. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità gli Stati 'non sono pronti' per fronteggiare l'epidemia della nuova infezione.

Bruce Aylward ©Keystone
25 febbraio 2020
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Il mondo "semplicemente non è pronto" per fronteggiare la diffusione dell'epidemia del nuovo coronavirus. Bruce Aylward, appena rientrato dalla missione in Cina a capo del team di esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha lanciato l'allarme dalla sede di Ginevra, lodando senza mezzi termini il lavoro svolto da Pechino, privo addirittura, secondo il suo parere, di sbavature di rilievo.

Bisogna "essere pronti a gestire questa situazione in una scala più grande, e bisogna farlo rapidamente", ha detto Ayward, un canadese con una lunga esperienza in crisi sanitarie.

Un'espansione continua: 77'658 contagi solo in Cina

Gli ultimi dati hanno indicato che il coronavirus continua a espandersi su scala planetaria: nel conteggio dei poco più di 30 tra Paesi e regioni direttamente colpiti, il contagio ha superato gli 80'000 casi accertati, di cui 77'658 concentrati solo nella Cina.

I decessi, oltre quota 2'700, sono riconducibili soprattutto al Dragone (2'663), in particolare all'Hubei (2'563), la provincia epicentro dell'epidemia. Con oltre 9'000 pazienti sempre in condizioni critiche, i dati di ieri hanno mostrato 71 decessi nell'Hubei, ai minimi da oltre due settimane.

In Corea del Sud, intanto, la situazione sembra peggiorare e il governo ha annunciato di voler fare i test agli oltre 200'000 fedeli della Chiesa di Gesù Shincheonji, culto fondato nel 1984 dal pastore Lee Man-hee che ha sede nella città di Daegu e a cui è riconducibile circa il 60% del casi di infezione totali, saliti a 977 con 11 morti. È stato lo stesso Lee ad accettare di fornire alle autorità l'elenco dei fedeli stimati in 215'000.

Il focolaio è partito da una donna di 61 anni molto attiva nella comunità, che è risultata un 'super diffusore'. Una petizione online per lo scioglimento della Shincheonji, postata sul sito della Presidenza sudcoreana, ha raggiunto più di 600'000 firme. Il presidente Moon Jae-in ha visitato Daegu per discutere i modi migliori per fermare l'infezione, mentre il premier Chung Sye-kyun ha di fatto spostato nella città il suo ufficio.

Più complicata la situazione in Iran dove, pur restando incertezza sulle informazioni, il numero dei contagi è salito a 95, ha riferito il ministero della Salute di Teheran, il cui vice ministro è risultato positivo ai test. I nuovi casi nelle ultime 24 ore si sono attestati a 34, la maggior parte (16) a Qom, che si conferma il centro più colpito. Altri nove casi si registrano a Teheran, mentre le vittime sono 15.

In Giappone, intanto, una quarta persona è morta dopo essere stata portata in ospedale dalla quarantena passata sulla Diamond Princess, la nave da crociera ancorata nel porto di Yokohama. A Tokyo si sono rafforzate le critiche alla misure del governo per fronteggiare la crisi che, a questo punto, potrebbe anche mettere a serio rischio il regolare svolgimento delle Olimpiadi estive.

Da accusati ad accusatori, dopo il via libera sulla validità delle iniziative appena ottenuto dall'Oms, in Cina il Global Times ha criticato in un editoriale la risposta "lenta" di Corea del Sud, Giappone, Iran e anche Italia all'emergenza coronavirus. "È preoccupante che le misure di prevenzione e controllo adottate dai suddetti Paesi possano essere insufficienti", ha scritto il tabloid del Quotidiano del Popolo, voce del Partito comunista cinese, salutando con favore la gestione e i risultati ottenuti da Pechino.

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