Germania

'Strage alimentata dallo sdoganamento dell'estrema destra'

Per il politologo Piero Ignazi la legittimazione politica di posizioni estremiste crea terreno fertile per episodi come quello di Hanau, in Germania

Una delle pallottole sparate dall'estremista di destra ad Hanau (Keystone)
20 febbraio 2020
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L’autore della strage di Hanau, in Germania, sarà anche stato un individuo con «una visione paranoica della realtà». Ma tra i deliri xenofobi e razzisti nelle pieghe oscure (e anonime) del web e l’atto omicida, eclatante e pubblico, c'è un salto che non si può spiegare in maniera univoca.

La xenofobia sdoganata anche nelle istituzioni

Certo è – lo ha ricordato ieri la 'Süddeutsche Zeitung' – che questi (ex) lupi solitari ora colpiscono perché non si sentono più soli, ma "quasi come il braccio armato di un movimento popolare". O i legittimi interpreti di un discorso politico di estrema destra che in Germania – grazie all’Alternative für Deutschland (Afd) – è ormai ben presente nelle istituzioni. Anche di questo «clima di comprensione nei confronti di atteggiamenti xenofobi e razzisti», così come del «tremendo errore compiuto dai leader della Cdu in Turingia», parla Piero Ignazi, politologo dell’Università di Bologna.

Dall’odio scambiato e diffuso sul web al crimine vero e proprio: gli estremisti di destra sono passati tre volte all’atto negli ultimi nove mesi in Germania. Siamo in una nuova fase?

Abbiamo assistito all'omicidio di un rappresentante della Cdu della cancelliera Angela Merkel, quindi gli "atti" erano già chiari e sufficientemente drammatici. Questa strage aggiunge un altro tassello, è un passaggio di scala: da omicidi mirati a un massacro “all’americana”, o “alla Isis”, compiuto sparando nel mucchio.

Persone come il 43enne di Hanau traggono legittimazione dal discorso dell’estrema destra, che adesso riecheggia perfino nei parlamenti, ha scritto ieri la 'Süddeutsche Zeitung'.

Purtroppo questa è la realtà. Da questo punto di vista, il tremendo errore compiuto di recente dai leader della Cdu in Turingia [dove è stato eletto un candidato liberale, poi dimessosi, sostenuto dai cristiano-democratici locali e con i voti dell’ultradestra di Afd, che è riuscita così per la prima volta a uscire dall’isolamento politico in cui era confinata, ndr] è stato devastante: un elemento di legittimazione di posizioni estremiste, di cui proprio non si sentiva il bisogno. E che certamente, per vie traverse, alimenta le pulsioni anche omicide di certi individui.

I leader dell’Afd Alexander Gauland e Alice Weidel si dicono sconvolti da "questo crimine abominevole". Il portavoce della stessa Afd, Jörg Meuthen, invece relativizza ("non è terrorismo di destra né di sinistra, è l'atto delirante di un pazzo") e invita a non strumentalizzare quanto accaduto. La solita, contraddittoria Afd?

Nulla di nuovo. Da quel che si può capire dai suoi proclami, l'omicida aveva effettivamente una visione paranoica della realtà. Si può quindi concordare con chi lo considera un "pazzo".

Un 'pazzo', che però ha agito in un determinato clima politico. Il vicecancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha detto: «Il nostro dibattito politico non deve eludere la questione che, 75 anni dopo la fine della dittatura nazionalsocialista in Germania ci sia di nuovo il terrorismo di destra».

La Germania, dopo un lungo periodo di tranquillità, dopo la fine del terrorismo degli anni Settanta, torna a fare i conti con i suoi demoni.

Un passato che ritorna perché non sufficientemente elaborato?

La Germania occidentale ha fatto moltissimo, molto più di ogni altro paese, per modificare la cultura politica totalitaria. Non è un caso che l’ascesa dell’Afd avvenga nei Länder dell’ex Ddr, dove la cultura democratica è debole. Le culture politiche non passano nell’arco di una generazione sola: ci vuole più tempo. Nella Germania dell’Est se ne sono sedimentate diverse: da quelle “antiche”, prima della Seconda guerra mondiale, a quelle più recenti, post-1989, passando da quelle post-belliche. Una di queste ogni tanto riemerge. A mio avviso la Germania occidentale ha fatto bene, per quel che riguarda il nazismo, negli anni Cinquanta e Sessanta. Non ha fatto altrettanto bene nei confronti del comunismo nei Länder dell’Est, dagli anni Novanta in poi.

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