Estero

Coronavirus, primo caso confermato in Africa

Un contagiato in Egitto, non aveva sintomi, ora è all'ospedale in quarantena

foto keystone
14 febbraio 2020
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Nel giorno in cui l'Africa registra il primo caso confermato di coronavirus in Egitto (uno straniero di cui le autorità locali non hanno specificato la nazionalità), dalla Cina che combatte l'epidemia emerge la drammatica storia di sei martiri tra il personale sanitario, morti per bloccare il contagio come il medico eroe Li Wenliang, che lanciò inascoltato per primo l'allarme e finì stroncato dal virus a 34 anni nella notte tra il 6 e il 7 febbraio.

Il tutto mentre esplode la tensione tra Usa e Cina all'indomani della brusca revisione al rialzo fatta da Pechino delle infezioni accertate dopo il cambio dei parametri che ha spinto prima il consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, e poi il ministero della Sanità americano a dubitare delle fondatezza dei numeri forniti.

Secca la replica del ministero degli Esteri: la Cina ha lavorato "con la comunità internazionale nel controllo dell'epidemia in modo aperto, trasparente e altamente responsabile per il bene della sicurezza della salute pubblica globale e della salute di tutte le persone", ha commentato nel briefing odierno il portavoce Geng Shuang. E anche l'Oms ha respinto le critiche di Washington assicurando come Pechino stia cooperando "invitando gli esperti internazionali, condividendo le sequenze del virus e aprendosi al mondo".

Il numero dei decessi è 1'384

La questione, tuttavia, non è affatto chiusa perché oggi la Cina è tornata a rivedere i numeri tagliando di 108 unità il bilancio complessivo dei morti aggiornato a giovedì dopo che i controlli fatti sui dati dell'Hubei, la provincia più colpita, hanno fatto emergere casi di conteggio doppio. Il numero dei decessi complessivi si è attestato a 1.384, considerando i 116 morti dell'Hubei i 5 relativi ad altre province, ha precisato la Commissione sanitaria nazionale. Mentre, quanto ai contagi accertati di Covid-19, i casi totali sono saliti a 64.460, di cui 5.090 rilevati ieri (oltre 4.800 nell'Hubei). La Commissione, nei suoi aggiornamenti quotidiani, ha anche provveduto a eliminare 1.043 casi dal totale dei contagi accertati a seguito di una non meglio specificata "verifica".

La diffusione dell'epidemia è sembrata avere un balzo quando ieri le autorità della provincia hanno annunciato il cambio dei parametri per il conteggio degli infettati, includendo anche i "clinicamente diagnosticati", vale a dire i dichiarati positivi con la Tac ai polmoni in aggiunta a quelli verificati con i test di laboratorio. La misura aveva portato ad aggiungere quasi 15.000 pazienti nel conteggio dell'Hubei in un singolo giorno.

Zeng Yixin, il vice ministro della Commissione sanitaria nazionale, ha presentato l'elenco aggiornato a martedì del personale medico e paramedico infettato dal letale coronavirus: sono 1.716 persone che hanno pagato le deboli protezioni usate all'inizio dell'epidemia e la successiva carenza di mascherine, occhiali e tute di protezione. La gran parte dei casi (1.102) è stata diagnosticata a Wuhan e altri 400 nell'Hubei.

Tra le sei vittime, Xu Hui era una dottoressa del Nanjing Hospital morta il 7 febbraio a 51 anni, esausta dopo 18 giorni di lavoro consecutivo "in prima linea contro il coronavirus": il Pcc dello Jiangsu l'ha menzionata come modello.

In 3'600 bloccati sulla nave Diamond Princess in Giappone 

Intanto un gruppo di 11 passeggeri, di 80 anni e oltre, negativi ai test per il coronavirus, è sbarcato dalla Diamond Princess, la nave da crociera in quarantena nella baia giapponese di Yokohama, per essere trasferiti in alloggi protetti del governo nipponico, dove resteranno in quarantena fino al 19 febbraio. A bordo di ci sono ancora 3.600 persone tra cui 35 italiani, di cui 25 membri dell'equipaggio, incluso il comandante Gennaro Arma.

Gli Stati Uniti, inoltre, sono pronti a estendere i test per il coronavirus ad ogni persona che presenti sintomi influenzali, secondo quanto ha annunciato la direttrice delle malattie respiratorie dei Cdc, la massima autorità sanitaria Usa.

In Cina, infine, il presidente Xi Jinping ha sollecitato ancora il miglioramento del sistema di risposta e di prevenzione dell'epidemia, risolvendo i punti deboli e le criticità emerse con il nuovo coronavirus. "Garantire sicurezza e salute delle persone è un compito importante del nostro partito", ha detto Xi. E' necessario, ha riferito la tv pubblica Cctv, "rafforzare le aree di debolezza e la chiusura delle falle evidenziate dall'attuale epidemia".

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