Estero

Coronavirus, la Cina ferma il commercio di animali selvatici

L'ultimo bollettino parla di 56 morti e quasi duemila contagiati. Il presidente Xi Jinping: la situazione è "grave" e l'epidemia "accelera"

Xi Jinping: "Ce la faremo" (Keystone)
26 gennaio 2020
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La Cina ha annunciato un divieto temporaneo al commercio di animali selvatici mentre il Paese lotta per contenere l'epidemia di coronavirus che si ritiene sia stato generato in un mercato che vendeva animali selvatici come cibo.

L'allevamento, il trasporto o la vendita di tutte le specie di animali selvatici è vietato "dalla data dell'annuncio fino alla fine della situazione epidemica nazionale", si legge in una direttiva congiunta di tre agenzie di alto livello, tra cui il ministero dell'Agricoltura.

Nel frattempo il coronavirus non si ferma, anzi accelera il contagio e l'ultimo bollettino "di guerra" parla di 56 morti e quasi duemila contagiati.

C'è una prima vittima a Shanghai e una delle maggiori piazze finanziarie mondiali trema per il possibile contagio con 40 casi accertati. Dopo Pechino, Tianjin, Xi'an e la provincia di Shandong hanno proclamato lo stop dei mezzi pubblici a lunga percorrenza.

La città cinese di Shantou ha invece ribaltato stamani un precedente annuncio in cui le autorità affermavano che sarebbe stata isolata come parte degli sforzi per controllare la diffusione del coronavirus.

Le autorità adesso precisano che il trasporto pubblico sarà temporaneamente sospeso, ma che "non avrebbero limitato l'accesso dei veicoli" o delle persone. La decisione, per la quale non è stata data nessuna spiegazione, giunge a poche ore dall'annuncio in cui le autorità affermavano che l'ingresso nella città di 5,6 milioni di persone, a 1'100 chilometri a sud di Wuhan, l'epicentro dell'epidemia, sarebbe stato vietato.

Chiude anche Disneyland Hong Kong, gli americani avviano l'evacuazione dei propri connazionali, mentre la Peugeot quella del proprio staff.

Il presidente Xi Jinping ha ammesso che la situazione è "grave" e l'epidemia "accelera". Ma assicura: "Ce la faremo".

38 i casi fuori dalla Cina 

Al momento sono 38 i casi accertati di coronavirus al di fuori della Cina continentale.

In Francia al momento si registrano gli unici casi di contagio in Europa: sono tre, uno a Bordeaux e due a Parigi. Due persone sono in via di guarigione, secondo quanto riferiscono i medici.

Frattanto, per lunedì è stato convocato il Comitato per la sicurezza sanitaria dell'Ue. Lo ha annunciato su Twitter la commissaria europea alla salute, Stella Kyriakides, sottolineando che l'incontro di lunedì servirà a "discutere le opzioni di risposta e i bisogni degli Stati membri".

Cinque casi sono stati registrati a Hong Kong. La maggior parte erano passati da Wuhan, focolaio dell'epidemia. Due casi nella regione autonoma di Macao, tra loro una donna d'affari arrivata tre giorni fa dalla città di Zhuhai. Tre i casi nell'isola di Taiwan.

Rimanendo in Asia, la Thailandia ha confermato cinque casi, quattro cinesi di Wuhan ed un thailandese proveniente dalla stessa città. Si tratta del primo paese fuori dalla Cina in cui è stato segnalato il virus. Due i casi in Corea del Sud, il primo un cinese arrivato in aereo dalla provincia di Wuhan. Due casi in Vietnam, entrambi cinesi: si tratta di un uomo arrivato nel Paese da Wuhan e del figlio che abita a Ho Chi Minh City.

Un caso si registra in Nepal. Tre i casi in Malaysia, arrivati via Singapore. A Singapore tre casi. Lo stesso numero di contagi si registra in Giappone, uno proveniente da Wuhan e due abitanti della città cinese.

Superando i confini continentali, in Australia oggi sono stati accertati quattro casi. Tutti erano stati in Cina e a Wuhan di recente. Negli Stati Uniti ci sono due contagi, entrambi americani di rientro da Wuhan.
 
 

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