Estero

Omicidio Khashoggi, condannati in 8, ma non i presunti mandanti

Secondo i giudici l'efferato omicidio del giornalista Jamal Khashoggi fu 'un'operazione sfuggita di mano'. Questa la verità processuale dell'Arabia Saudita

Una commemorazione del giornalista ucciso (Keystone)
23 dicembre 2019
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L'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi fu "un'operazione sfuggita di mano". Dopo un processo durato un anno, questa è la verità della giustizia saudita sull'efferata uccisione dell'editorialista del Washington Post nell'ottobre del 2018 nel consolato di Riad a Istanbul. Una verità che ha portato alla condanna a morte per cinque persone, tra cui non ci sono però i presunti mandanti dell'omicidio che vengono tutti assolti siccome "l'omicidio non fu premeditato"

Otto condanne su 15 membri dello squadrone della morte

Una sentenza che punisce alcuni dei sospetti esecutori materiali, ma salva diversi altri membri dello squadrone della morte di 15 persone volato in Turchia dal Regno per mettere a tacere il giornalista, diventato troppo scomodo per il principe ereditario Mohammad bin Salman, soprannominato Mbs. Altri tre imputati sono stati condannati a 24 anni complessivi di carcere, mentre i restanti tre sono stati assolti.

Per i giudici è 'un'operazione sfuggita di mano'

La procura generale di Riad non ha identificato i condannati. A farla franca per "mancanza di prove" sono soprattutto le due presunte menti dell'operazione, secondo le accuse dei magistrati di Istanbul e degli esperti dell'Onu: assolto Ahmed al-Assiri, ex numero due dei servizi segreti, accusato di aver diretto l'operazione sul campo; neppure incriminato Saud al Qahtani, stretto consigliere ed ex responsabile per la comunicazione sui social media di Mbs, nonché spin doctor della sua immagine di governante riformatore, che avrebbe dato il via libera ai killer.

Per i giudici sauditi la brutale uccisione del reporter, il cui corpo è stato fatto a pezzi e i cui resti non sono mai stati ritrovati, sarebbe stata un'operazione sfuggita di mano. Per la Turchia, che sin dall'inizio ha chiesto invano l'estradizione dei sospetti e un processo condotto da autorità indipendenti, è "un verdetto scandaloso dopo mesi di udienze segrete" che non chiarisce i punti interrogativi ancora esistenti.

La promessa sposa di Khashoggi: 'Una parodia di giustizia'

"Inaccettabile", lo definisce semplicemente la promessa sposa del reporter Hatice Cengiz, l'ultima ad averlo visto prima dell'ingresso nella sede diplomatica saudita. "La parodia di giustizia continua", ha commentato Agnes Callamard, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, che lo scorso giugno aveva pubblicato un approfondito rapporto sul delitto in cui si parlava di "prove credibili" di un possibile coinvolgimento del principe e della sua cerchia ristretta. Conclusioni a cui del resto era giunta anche la Cia, ma che erano state di fatto ignorate da Donald Trump per difendere la partnership strategica con Riad, cliente privilegiato dell'industria della difesa americana.

Processo duramente criticato a livello internazionale

La sentenza di primo grado, contro cui sarà possibile presentare appello, è giunta dopo 9 udienze, cui hanno potuto assistere alcuni diplomatici internazionali e familiari del reporter ucciso. Ma il processo è stato duramente criticato a livello internazionale per la mancanza di trasparenza. "La giustizia è stata calpestata", accusa senza mezzi termini Reporters sans Frontières. Secondo il suo segretario generale Christophe Deloire, la condanna dei cinque imputati "è un modo per farli tacere e nascondere la verità per sempre". Per Amnesty International la sentenza non porta "né giustizia né verità".

I figli di Khashoggi soddisfatti, ma avrebbero ricevuto ricchi indennizzi

Il Regno invece rivendica di aver portato i responsabili davanti alla giustizia e incassa la benedizione dei figli di Khashoggi, che secondo il Washington Post avevano ricevuto nei mesi scorsi ricchi indennizzi dalla corona dei Saud. Con il verdetto di oggi, l'Arabia Saudita prova così a mettere in archivio la vicenda che più di tutte ne ha danneggiato la reputazione e ripulirsi l'immagine internazionale in vista della vetrina del G20 del prossimo anno a Riad.

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