Gran Bretagna

Indipendenza, la Scozia chiede il voto. È scontro con Londra

La prima ministra Sturgeon formalizza la richiesta di un nuovo voto per lasciare la Gran Bretagna. BoJo: 'Occupatevi degli scozzesi piuttosto'

La prima ministra scozzese Sturgeon e il primo ministro britannico Boris Johnson (Keystone)
19 dicembre 2019
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È scontro istituzionale ai massimi livelli tra Gran Bretagna e Scozia dove, dopo le elezioni anticipate dello scorso 12 dicembre che hanno premiato Boris Johnson e la sua volontà di attuare la Breixt, si invoca ora a gran voce un secondo referendum per separarsi dal Regno Unito. Una mossa in realtà attesa dopo il risultato alle urne visto che nel voto sulla Brexit gli scozzesi avevano scelto a grande maggioranza (62%) di rimanere nell'Ue, mentre – sommando i voti di tutta l'unione, era passato il "leave" (andarsene) per poco meno di 4 punti percentuali. 

La Scozia chiede un nuovo voto sulla secessione

«La democrazia deve prevalere e prevarrà», ha affermato in giornata Nicola Sturgeon, first minister del governo locale scozzese e leader degli indipendentisti dell'Snp, rilanciando la richiesta di un secondo referendum sulla secessione della Scozia da Londra.

La numero uno dell'Snp - che ha formalizzato la richiesta del referendum bis secondo l'articolo 30 in una lettera inviata oggi allo stesso Johnson - ha ricordato come i Tory abbiano vinto le elezioni a livello nazionale il 12 dicembre, ma il suo partito sia salito a 47 seggi su 59 in Scozia.

«La Scozia ha detto chiaramente di non volere un governo guidato da Johnson - ha tuonato -, ora l'alternativa è che ci venga imposto qualcosa non vogliamo». E ancora «Johnson spieghi perché non creda che la Gran Bretagna non sia un'unione volontaria di Nazioni uguali, perché non crede che gli scozzesi non hanno il diritto di autodeterminarsi».

Johnson dice ancora di no: 'Il governo di Edimburgo si occupi degli scozzesi'

Johnson intanto ha ribadito di non avere nessuna intenzione di concedere un secondo referendum sulla secessione della Scozia. Lo ha fatto davanti alla camera dei Comuni in un botta e risposta con i banchi degli indipendentisti dell'Snp.

«Credo che anche Nicola Sturgeon abbia detto che il referendum del 2014 avrebbe dovuto essere un singolo evento in una generazione», ha tagliato corto il premier Tory, rispondendo all'interruzione del deputato Alan Brown, sfidando il governo d'Edimburgo a occuparsi delle priorità degli scozzesi invece di cercare di «sgretolare il Regno Unito».

'Non smetteremo di lottare'

«Non smetteremo di lottare contro questo governo», ha tuonato il capogruppo a Westminster dell'Snp, Ian Blackford, , sostenendo che il Queen's Speech di oggi «non contiene nulla per la Scozia» e protestando per il fatto che Johnson stesse guardando il telefonino mentre lui parlava.

La controreplica è arrivata da un giovane deputato Tory, secondo cui l'Snp non ha in realtà «alcun mandato per un secondo referendum» visto che il 55% degli elettori scozzesi il 12 dicembre ha votato per partiti contrari alla secessione.

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