ITALIA

Ci vorrebbe un 'uomo forte' al potere

Il 53º Rapporto del Censis dà conto di una ‘società ansiosa di massa’, sfiduciata e ormai incline a pulsioni antidemocratiche

Keystone
6 dicembre 2019
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Ci vorrebbe un “uomo forte”. Delusi dalla politica, rosi da un dominante sentimento di incertezza, informati (si fa per dire) prevalentemente dai telegiornali e da Facebook, tra gli italiani si stanno affermando “crescenti pulsioni democratiche”. Per un loro buon 48% ci vorrebbe “un uomo forte al potere” che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni. Si proietti il dato su una eventuale, prossima chiamata alle urne e sarà tempo perso fare previsioni su chi vincerà...

Perché il quadro è quello tratteggiato dal 53º Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2019, del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), vale a dire  il più accreditato centro di ricerca socio-economica d’Italia.
Un quadro basato su indagini che affondano nel corpo di una società “ansiosa di massa macerata dalla sfiducia”, come la definisce il rapporto, e non sulla rappresentazione che ne dà una politica inadempiente ai propri compiti.
Si parla di un Paese in cui il numero degli occupati cresce, ma le ore lavorate diminuiscono; mentre le retribuzioni reali del lavoro dipendente sono diminuite, e il cosiddetto “ascensore sociale” sembra definitivamente bloccato.
“Nell’eccezionale cambiamento epocale, condensato in pochissimi anni, – osserva il Censis – il furore di vivere degli italiani li ha riportati tenacemente ai loro stratagemmi individuali. Finché l’ansia è riuscita a trasformarsi in furore, e il furore di vivere non è scomparso dai loro volti, non c’è stato alcun crollo”. Ma poi... poi la realtà ha presentato il conto: uno “stress esistenziale, logorante perché riguarda il rapporto di ciascuno con il proprio futuro [che] si manifesta con sintomi evidenti in una sorta di sindrome da stress post-traumatico”.

Ed è in questo humus che hanno messo radici le crescenti pulsioni autoritarie sulle quali politici di cui si conosce bene l’identità hanno edificato il proprio successo: il 76% degli italiani “non ha fiducia nei partiti (e la percentuale sale all’81% tra gli operai e all’89% tra i disoccupati). Il 58% degli operai e il 55% dei disoccupati sono scontenti di come funziona la democrazia in Italia”. uno “smottamento del consenso” che può spiegare il ritorno a “tensioni che si pensavano riposte per sempre nella soffitta della storia, come l’attesa messianica dell’uomo forte che tutto risolve”.
Una società guasta – a chiunque si voglia attribuirne la colpa - i cui membri diffidano l’uno dell’altro nella misura del 75%. Peggio ancora se “l’altro” è “diverso”. È magari arrivato su un barcone, o risiede in Italia da anni, ma la sua pelle è rimasta scura.

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