Estero

Impeachment, la posizione di Trump si aggrava

Le prime testimonianze pubbliche aggravano la posizione del presidente sulle pressioni fatte sul capo di stato ucraino affinché indagasse i rivali politici

La speaker del Congresso Nancy Pelosi (Keystone)
14 novembre 2019
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Washington – "Un grande giorno per la verità": Nancy Pelosi è apparsa soddisfatta all'indomani delle testimonianze che hanno dato il via alla fase pubblica delle indagini per impeachment. E se il presidente americano ha accusato i democratici di aver trasformato il Congresso in un circo mediatico che finirà solo per fare del male al Paese, la speaker della Camera ha parlato chiaramente di "abuso di potere" da parte dell'inquilino della Casa Bianca: stanno venendo fuori elementi tali da far impallidire le accuse mosse a Richard Nixon per lo scandalo del Watergate, ha attaccato Pelosi.

In effetti le novità emerse dalle circa sei ore di racconto in diretta tv di Bob Taylor e George Kent, rispettivamente ambasciatore Usa a Kiev e sottosegretario di Stato con delega per l'Europa, aggravano la posizione del presidente. Trump appare sempre più coinvolto nelle pressioni fatte sull'Ucraina. Un pressing asfissiante perché il neo presidente Voldymyr Zelensky indagasse sui rivali politici del tycoon, pena lo stop agli aiuti militari e il no alla visita del leader ucraino alla Casa Bianca.

Ma per molti osservatori quanto emerso finora non sarebbe ancora sufficiente per arrivare alla stesura degli articoli per la messa in stato di accusa del presidente. Tutto dipenderà dalle prossime testimonianze, a partire da quella delle prossime ore dell'ex ambasciatrice Usa a Kiev, Marie Yovanovitch, fatta improvvisamente silurare da Trump lo scorso mese di aprile perché ritenuta "poco leale". E quindi vista come un ostacolo sul fronte degli sforzi in atto per convincere l'Ucraina ad accogliere le richieste della Casa Bianca. Sforzi guidati dall'avvocato personale del tycoon, Rudolph Giuliani, che non a caso fu proprio il fautore della campagna diffamatoria nei confronti della diplomatica di lungo corso, convincendo Trump a sbarazzarsene.

Un quadro, questo, che Yovanovitch ha già descritto nella testimonianza a porte chiuse di qualche settima fa, parlando di una politica estera ostaggio di complotti politici. E raccontando come ad un certo punto le fu anche detto che se voleva mantenere il suo incarico avrebbe dovuto twittare il suo chiaro sostegno al presidente Trump. Ora si attende che la diplomatica ripeta davanti alle telecamere la sua versione, magari aggiungendo altri dettagli. Anche se, fanno notare in molti, la donna lasciò il suo incarico prima della famosa telefonata del 25 luglio tra Trump e Zelensky, l'episodio che è al centro dell'indagine per impeachment.

Ma la vera svolta alle indagini la potrebbe dare l'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, anch'egli silurato in malo modo dal tycoon. Per ora la sua testimonianza non è prevista. Ma nel caso dovesse presentarsi davanti ai deputati potrebbe volersi togliere diversi sassolini dalle scarpe, magari - sperano molti democratici - allargando il campo delle indagini ad altri episodi e comportamenti del presidente.

Sul fronte dei tempi, l'indagine alla Camera dovrebbe quindi chiudersi entro Natale. Se si voterà per l'impeachment, il caso approderà al Senato nel nuovo anno, quello delle elezioni presidenziali. Secondo le previsioni di Richard Burr, presidente della commissione Intelligence del Senato, il processo al presidente dovrebbe durare dalle sei alle otto settimane, più di quelle che nel 1998 riguardò Bill Clinton e che durò solo un mese, anche perché l'ex presidente ammise di aver mentito all'Fbi. I tempi lunghi potrebbero però creare problemi anche ai democratici, con le primarie che partiranno il 3 febbraio in Iowa.
 
 

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