Estero

Assange presto espulso dall'ambasciata dall'Ecuador

Ma è giallo sulle sorti del fondatore di WikiLeaks che si trova da anni nella sede diplomatica londinese del paese andino

I media attendono da giorni la sua uscita (Keystone)
5 aprile 2019
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È di nuovo giallo su Julian Assange. "È un uomo libero, può lasciare l'ambasciata dell'Ecuador quando vuole", ha detto il capo del Foreign Office Jeremy Hunt dopo l'annuncio di WikiLeaks che l'ex hacker sarebbe stato espulso "a ore o giorni" dalla sede diplomatica su Knighstbridge dove ha trovato asilo sette anni fa per sfuggire alla richiesta di estradizione da parte della Svezia.

Telecamere delle tv mondiali e sostenitori dell'ex primula rossa del web si sono radunati nel cuore della notte davanti all'ambasciata tra le smentite di Quito e le proteste dei legali dell'australiano: "Espellerlo è illegale, violerebbe il diritto internazionale per i profughi".

Secondo WikiLeaks, ci sarebbe stato un accordo con il governo britannico che ha ancora in piedi, ma per ragioni solo procedurali, un mandato di cattura e che potrebbe, in caso di arresto, estradare Assange a Washington, dove lo attendono capi di accusa segreti per la valanga di documenti di Pentagono e Dipartimento di Stato scaricati in rete a partire dal 2010 dalla sua organizzazione.

L'Ecuador, è la tesi di WikiLeaks, vorrebbe espellere Assange prendendo a pretesto lo scandalo offshore degli Ina papers, una vicenda di corruzione e trasferimento di denaro a Panama in cui il presidente Lenin Moreno e suoi familiari risulterebbero pesantemente implicati e la cui pubblicazione è stata attribuita al sito di Assange. Nei giorni scorsi lo stesso Moreno aveva accusato Julian di "aver violato le condizioni dell'asilo" che gli impongono di "non hackerare conti o telefoni privati" o "interferire con la politica di altri paesi, peggio se Paesi amici".

Che i diplomatici di Quito non ne possano più dell'ingombrante ospite ereditato dal predecessore di Moreno, Rafael Correa, non è un mistero. Ancora l'anno scorso i padroni di casa di Julian gli avevano imposto regole severe di comportamento: evitare commenti online su questioni politiche, pulire meglio il bagno e prendersi cura del gatto, pena l'espulsione del felino.

Inseguito dall'Interpol per una vicenda di molestie e stupro in Svezia e dal no definitivo dell'Alta Corte di Giustizia di Londra al suo ultimo appello, Assange si era rifugiato nella piccola missione a due passi dai grandi magazzini Harrod's nel giugno 2012 dopo essersi reso ospite indesiderato del suo precedente protettore, il giornalista libertario Vaughan Smith, che lo aveva accolto nella sua tenuta nel Norfolk per "garantirne i diritti umani".

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