Estero

Nuova Zelanda, armi bandite nel giro di sei giorni

Dopo l'attacco alle due moschee scattano i provvedimenti: multe salatissime e fino a tre anni di reclusione per chi dovesse rifiutarsi di consegnare le armi

Keystone
21 marzo 2019
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"Il 15 marzo la nostra storia è cambiata per sempre. Adesso cambieranno anche le nostre leggi". Jacinda Ardern, la prima ministra neozelandese, lo aveva promesso e, a soli sei giorni dall'attacco alle due moschee a Christchurch in cui 50 persone sono state uccise per mano di un suprematista bianco, lo ha fatto: il bando ai fucili d'assalto e alle armi semiautomatiche, "un'azione per conto di tutti i neozelandesi, per rendere il nostro Paese un posto sicuro", ha detto.

Il provvedimento ha effetto immediato e il divieto vale anche per le armi con caricatore esteso e "fucili semiautomatici di tipo militare", come quelli utilizzati nel massacro di venerdì scorso. Non solo. Sono previsti un programma specifico per recuperare tutte le armi di questo tipo già in circolazione (con una misura che di fatto ha così validità retroattiva) e una multa significativa per i possessori che non le consegneranno, pari a 2700 dollari e fino a tre anni di reclusione per chi dovesse rifiutarsi.

Ardern ha potuto contare su un ampio consenso sul tema, elemento che ha consentito l'intervento così tempestivo: sostiene il divieto anche il partito di centro-destra all'opposizione, il cui leader Simon Bridges ha definito "imperativo nell'interesse nazionale garantire la sicurezza dei neozelandesi".

Prontezza e unità di intenti che fanno il giro del mondo, e diventano notizia soprattutto negli Stati Uniti dove, strage dopo strage, e amministrazione dopo amministrazione (Obama e Trump le ultime due), gli appelli levatisi dall'opinione pubblica per un intervento del Congresso hanno portato ad oggi a pochi passi avanti verso un vero bando sul piano nazionale.

La strage più cruenta in Nuova Zelanda, uno shock che lascia una ferita profonda e detta, secondo Ardern, anche l'imperativo morale di non chiamare il terrorista per nome, per non offrirgli un palcoscenico mediatico e clamore. Mentre Facebook fa mea culpa, ammettendo che l'intelligenza artificiale ha fallito nell'identificare ed eliminare in automatico il video della strage di Christchurch trasmesso in diretta dall'assassino.

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