Dalle prime analisi sul corpo della modella Imane Fadil non è emersa alcuna evidenza
Dalle prime analisi sui campioni dei tessuti degli organi prelevati a Imane Fadil, una delle testimoni chiave del processo Ruby a carico dell'ex premier italiano Silvio Berlusconi, non è emersa alcuna evidenza macroscopica di radioattività. È quanto riferiscono fonti qualificate. Sulla sua morte la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e ha disposto l'autopsia.
Da quanto si è appreso i prelievi sono stati effettuati sul fegato e su un rene della modella di 34 anni di origini marocchine deceduta lo scorso 11 marzo. Già dalle prime analisi non sono emerse macroscopiche evidenze di radioattività.
Dopo i prelievi i campioni sono stati messi in appositi contenitori e inviati sia all'Azienda Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) di Milano sia all'Istituto di Fisica dell'Università Statale.
In base all'esito delle analisi - si apprende - appare "sempre più improbabile" che Fadil sia stata contaminata da sostanze radioattive. L'ultima parola però spetta al Centro ricerche Casaccia dell'Enea vicino a Roma. Inizialmente i sospetti sulla presunta presenza di sostanze radioattive nel corpo della giovane erano dovuti al risultato parziale di analisi effettuate sulle urine.