Sono accusati di ribellione, appropriazione indebita e disobbedienza per il loro ruolo nel referendum del 2017 i 12 capi indipendentisti
Pubblico e trasparente, al punto che potrà essere seguito passo dopo passo, integralmente via web in streaming e in tv, il processo che prende il via domani a Madrid presso la Corte suprema spagnola all'ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras ed altri 11 leader separatisti accusati di ribellione, appropriazione indebita e disobbedienza, per il loro ruolo nel referendum del 2017.
Un evento giudiziario, ma anche un fatto politico e potenziale miccia in un clima che è tornato a ribollire in piazza anche domenica scorsa, con migliaia di manifestanti in un corteo organizzato dai partiti di destra, Partito popolare e Ciudadanos, insieme al movimento di estrema destra Vox, per chiedere le dimissioni del premier socialista Pedro Sanchez per aver tenuto colloqui con i separatisti in Catalogna.
Un processo che "costituisce la semplice applicazione ordinaria della legge in un paese in cui tutti sono soggetti alla legge: le persone comuni, le persone che lavorano nel settore privato, coloro che si dedicano all'attività pubblica. Una legge perfettamente comprovata a livello democratico e sottoposta a tutti i controlli nazionali e internazionali". Tiene a sottolinearlo l'ambasciatore spagnolo a Roma, Alfonso Dastis, alla vigilia dell'apertura del dibattimento che durerà mesi, testimonianza dopo testimonianza, inevitabilmente a rievocare i fatti del settembre 2017 la cui scia arriva fin ad oggi e bussa alle porte del nuovo governo spagnolo, guidato dal socialista Pedro Sanchez ma con un esecutivo di minoranza, bisognoso quindi di voti, ad affrontare la questione irrisolta.
Difficile prevedere scenari o quanto accadrà all'indomani della sentenza (per questo si parla dell'autunno): bisogna "risolverla con il dialogo nel solco della Costituzione, parlando e applicando i parametri e le regole della democrazia" ricorda l'ambasciatore Dastis, sottolineando l'importanza di tenere distinto l'iter giudiziario dalle 'interferenze', pur possibili, probabili se non inevitabili, perché a maggio ci sono le elezioni europee e in Spagna si vota anche per le regionali e locali, che vanno oltre la consultazione puramente amministrativa, con un conseguente impatto sul governo centrale.
Intanto, stando ad un recente sondaggio, per otto spagnoli su 10 i 12 leader indipendentisti che andranno a processo domani (nove dei quali in carcere preventivo) hanno commesso reati: dal rilevamento - condotto da Metroscopia per il quotidiano 20Minutos - si evince che la percentuale di 'colpevolisti' è superiore a quella degli 'innocentisti' sia in Spagna che in Catalogna, sebbene nella regione il 44% degli intervistati sostiene che non vi fu alcun reato, a fronte del 52% complessivo per il quale reati furono invece commessi.