Estero

La Svezia, dopo quattro mesi, ha un governo

Si tratta di un esecutivo di minoranza guidato da un socialdemocratico e appoggiato da due partiti di centro-destra

(Keystone)
18 gennaio 2019
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Missione compiuta, forse. Dopo oltre quattro mesi di inedita impasse e di faticosa quadratura del cerchio, tentativo dopo tentativo, la Svezia ha finalmente un governo, che oggi ha ottenuto la fiducia in Parlamento: un esecutivo di minoranza, eterogeneo, guidato dal socialdemocratico premier uscente Stefan Lofven alleato coi Verdi, con l'astensione di due partiti di centro-destra e l'incerto ma decisivo appoggio esterno, caso per caso, anche degli ex comunisti.

Un fragile castello di carte, laboriosamente messo in piedi solo per escludere l'estrema destra populista, anti-immigrazione ed euroscettica dei Democratici Svedesi, usciti dalle urne del 9 settembre scorso come terza formazione politica svedese. Un exploit che ha scompigliato le carte della politica in un Paese abituato alla stabilità.

Del resto Lofven, il cui partito socialdemocratico è stato ridimensionato dal voto ma è sempre in testa, oggi davanti ai 349 deputati del Riksdag, il parlamento unicamerale di Stoccolma, ha messo ben in chiaro l'obiettivo che si era prefissato: "Sempre più governi dipendono da partiti dall'agenda antidemocratica. Ma in Svezia noi ci battiamo per la democrazia e l'eguaglianza. La Svezia ha scelto una strada diversa".

Una "strada diversa" per la quale i socialdemocratici, difensori di un welfare che generosamente si estende ai rifugiati - in particolare siriani, avendone assorbiti in numeri relativi agli abitanti superiori a ogni altro Paese Ue -, hanno sacrificato quasi tutto. E che per questo appare tutta in salita: secondo molti osservatori, il programma dell'eterogeneo governo concede poco ai timori di una parte dell'opinione pubblica sul futuro del welfare svedese e dei presunti problemi di sicurezza legati all'immigrazione.

La coalizione comprende i 100 deputati socialdemocratici e i 16 dei loro alleati dei Verdi (insieme hanno riscosso solo il 33%), ma anche i 31 seggi del Partito di Centro e i 20 dei Liberali, di centro-destra. I 20 deputati ex comunisti della Sinistra hanno promesso che per ora non voteranno contro. E tanto basti: in Svezia, infatti, un governo non è sfiduciato, finché non viene messo in minoranza con un voto.

All'opposizione, oltre ai populisti Democratici Svedesi di Jimmie Akesson (62 seggi), che speravano di essere l'ago della bilancia, restano anche due partiti di centro-destra: i Moderati (70) e i Cristiano-democratici (22), che si sono impegnati a formare una coalizione con gli altri moderati insieme all'ultradestra nel caso i comunisti (Left Party) decidano di staccare la spina alla compagnie di Lofven. Ai liberali e centristi il 61/enne ex leader sindacale ha dovuto promettere tagli alle tasse e riforme del mercato del lavoro e degli affitti in senso restrittivo.

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