Estero

Sea Watch, i migranti sono giunti al limite

La nave dell'Ong tedesca rimane bloccata in mezzo al mare con 49 persone a bordo. 'La situazione rischia di degenerare'

7 gennaio 2019
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"Non possiamo resistere ancora a lungo, da un momento all'altro qualcuno potrebbe decidere di fare azioni autolesioniste". Giorgia Linardi, la portavoce italiana di Sea Watch, pesa le parole ma è evidente che più passano i giorni più la situazione sulla nave dell'organizzazione non governativa tedesca bloccata in alto mare con a bordo 32 migranti - ai quali si aggiungono i 17 salvati da Sea Eye e anche loro fermi al largo di Malta - rischia di degenerare ed esplodere.

"Da un momento all'altro - ripete - potrebbe scatenarsi una crisi, possiamo aspettarci qualunque cosa da persone tenute in cattività da 17 giorni, con il mal di mare, dopo aver subito violenze per mesi".

I 49 uomini, donne e bambini, sottolineano le due Ong, sono allo stremo. "Resistono come noi non saremo mai in grado di fare, aiutandosi le une con le altre - dice ancora Linardi - ma le condizioni meteo sono in peggioramento e molti di loro sono allo stremo delle forze".

Stessa situazione sulla 'Professor Albrecht Penck', la nave di Sea Eye: acqua razionata, un solo bagno per 17 persone, niente abiti per cambiarsi e materassi per dormire. "Se continua così - conferma il capo delle operazioni a bordo Jan Ribbeck - dovremo presto chiedere a Malta il sostegno e il rifornimento delle nostre forniture. Anche i nostri rifornimenti di carburante sono finiti". E come se non bastasse, nelle ultime 48 ore alcuni migranti hanno iniziato a rifiutare il cibo. Non un'azione di protesta, dicono i volontari delle Ong, ma un gesto di estrema disperazione. "Al momento si tratta di 3 episodi singoli - spiega Linardi - Un migrante ha rifiutato di bere e mangiare per un giorno intero, siamo dovuti ricorrere ad una flebo per reidratarlo, un altro è stato senza mangiare per un giorno e mezzo. E solo grazie all'aiuto degli altri migranti siamo riusciti a convincere le persone a mangiare".

Che la situazione fosse al limite lo aveva spiegato già ieri il medico a bordo di Sea Watch, il tedesco Frank Doerner. "La situazione diventa ogni giorno più instabile e cresce il livello di stress. La gente salvata era traumatizzata quando ha raggiunto la nostra nave ed ora ogni giorno il mal di mare e le onde alte accrescono i problemi che queste persone stanno affrontando. Abbiamo bisogno di una risposta urgente".

Risposta che però dall'Europa continua a non arrivare, nonostante le trattative in corso. "Ufficialmente nessuno ci dice nulla, non abbiamo alcuna comunicazione ufficiale e continuiamo a rimanere in alto mare. E dopo 17 giorni - sottolinea amara Linardi - già questo è un fallimento. È necessario lavorare a soluzioni ad hoc per un approccio strutturale e non emergenziale ad un fenomeno che esiste e che è sotto gli occhi di tutti. Quanto si vuole prolungare ancora questa situazione così indegna?".

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