Estero

Putin è stato un agente della Stasi

Un'ipotesi che arriva dalla Germania. Il numero uno del Cremlino avrebbe fatto parte della polizia politica dell'ex DDR, come attestato da un tesserino

11 dicembre 2018
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Vladimir Putin agente della Stasi. Non è il titolo di un romanzo distopico ma un'ipotesi che viene dalla Germania, dove è stata ritrovato un tesserino identificativo della polizia politica dell'ex Germania Est con il nome e la fotografia del presidente russo, allora giovanissimo, in quel periodo di stanza a Dresda come agente operativo del Kgb.

Di fatto un piccolo giallo. "Il suo nome - dice infatti alla Bild Konrad Felber, capo degli archivi della Stasi - non compare nell'unico file dove sono elencati i nomi degli agenti russi a cui erano stati forniti questi documenti". Il tesserino in questione è stato emesso il 12 dicembre del 1985 - quando Putin aveva 33 anni - ed è stato rinnovato a cadenza trimestrale sino alla fine del 1989, quando è caduto il muro di Berlino. Ovvero il periodo tedesco del maggiore Putin. Che rientrò in patria nel 1990, proprio mentre crollava l'Unione Sovietica. "Sino ad oggi non si sapeva che la Stasi gli avesse fornito un tesserino identificativo", dichiara Felber. Il distintivo, d'altra parte, portava con sé indubbi vantaggi, come quello di avere accesso totale agli uffici della Stasi, di far battere i tacchi a qualunque agente di polizia della città e, soprattutto, di poter passare per l'appunto come agente della Stasi e dunque di poter celare la propria appartenenza al Kgb se la circostanza lo richiedeva - escamotage utile per chi, come Putin, tra i suoi compiti aveva quello di reclutare agenti tedeschi per meglio impicciarsi nelle vite degli altri.

Insomma, al di là del nome mancante nel file russo della Stasi, vi sono ampie ragioni per giustificare l'esistenza di quel tesserino. Tant'è vero che il Cremlino non ha smentito, anzi. "Non è escluso che sia vero", ha detto il portavoce Dmitri Peskov, indirizzando però la curiosità dei giornalisti all'Svr, i servizi segreti esterni russi. "A quel tempo il Kgb e la Stasi erano alleati e dunque uno scambio di questo tipo è possibile", ha argomentato il portavoce del Cremlino. L'Svr, dal canto suo, si è rifiutato di rilasciare ogni commento. Putin, un mese dopo la caduta del muro, dovette fronteggiare una piccola folla inferocita intenzionata ad assaltare la sede di Dresda del Kgb: se la cavò bluffando, dicendo che aveva ricevuto ordine da Mosca di sparare in caso di disordini. Ma non era vero. I telefoni erano muti. L'episodio lo lasciò sotto shock e ben spiega la sua "ossessione" per la stabilità e la totale avversione contro i vuoti di potere.

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