Estero

Le ossa ritrovate a Roma possono essere analizzate

Iniziati i lavori di ricostruzione degli scheletri ritrovati alla Nunziatura apostolica. Potrebbero essere Emanuela Orlandi e Mirella Gregori

Keystone
5 novembre 2018
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Per avere qualche certezza bisognerà aspettare ancora, forse anche meno di una settimana. Ma dai primi esami della Polizia Scientifica sui resti umani trovati in una depandance della Nunziatura apostolica a Roma, qualche elemento di novità è emerso: le ossa non sarebbero in pessime condizioni e, dunque, dovrebbe essere possibile estrarre la matrice del Dna e compararlo con quello dei familiari di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La conferma arriva dal professor Giovanni Arcudi, direttore di Medicina Legale dell'Università di Roma Tor Vergata e perito nominato dal Vaticano, che assieme al dirigente medico della Polizia Enza Livieri ha cominciato ad esaminare i resti nei laboratori della Direzione anticrimine centrale a Roma. "A un primo esame non sembrano troppo degradati, anche se sono stati interrati in un terreno umido. Ma lo sapremo con certezza solo dopo aver pulito le ossa" ha spiegato, indicando poi i successivi passaggi: "ora dobbiamo pulire, catalogare e ricomporre le ossa. A seconda dello stato di conservazione, potremo fare delle ipotesi su quando sono state interrate, età, sesso e altezza della vittima".

E proprio dalla pulizia dei frammenti sono partiti i tecnici che per tutto il pomeriggio hanno lavorato per ricostruire lo scheletro. Un lavoro che non è ancora terminato e che, per quanto è stato possibile ricostruire fino ad ora, non consente di confermare che si tratti di una donna. Quello che invece sembrerebbe più chiaro, dopo un primo trattamento delle ossa, è che i frammenti trovati sotto il pavimento della Nunziatura apparterrebbero ad almeno due distinte persone: il mucchietto di ossa recuperate in un altro punto rispetto a dove si trovava lo scheletro "quasi integro", sembrerebbero più vecchie. Solo gli esami per la datazione delle ossa potranno sciogliere i dubbi, ed anche indicare anche se appartengono ad una o più persone. Terminato l'esame medico legale, probabilmente nella giornata di domani, si passerà all'estrazione e alla comparazione del Dna, un esame che prevede diversi passaggi. "Vedremo se è possibile estrarre il Dna - dice ancora Arcudi - In questo caso serviranno 7-10 giorni per un risultato". Stessi tempi indicati dai magistrati della procura di Roma a Pietro Orlandi. "È presto per avere certezza sul Dna, occorrono almeno 8-10 giorni" ha sottolineato il fratello di Emanuela tornando poi a riproporre la domanda che dal primo giorno di questa vicenda si pone. "Vogliamo capire chi per primo ha associato questa vicenda a quella di mia sorella. Anche su questo attendiamo risposte dagli inquirenti". E intanto va scemando l'ipotesi che si possa trattare dei resti della moglie del custode che visse in quella casa negli anni sessanta. A sostegno dell'ipotesi si era parlato di frequenti litigi tra i due che sarebbero potuti degenerare in omicidio. "I resti non possono essere quelli della moglie del custode Pino - hanno sostenuto fonti di 'Chi l'ha visto' - perché lei non è scomparsa".

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