Genova

'Non fatalità, ma errore umano'

C'è pure chi ricorda come alcuni anni fa i grillini contestarono il progetto alternativo al ponte Morandi, definendo il rischio di crolli 'una favoletta'

(foto Keystone)
15 agosto 2018
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A Genova continua la conta delle vittime e proseguono i lavori dei soccorritori, mentre si alimentano, al contempo, le polemiche.

Per ora sono saliti a 39 i morti accertati e a 16 i feriti per il crollo del ponte autostradale Morandi sul torrente Polcevera al chilometro 000+551 dell’A10 Genova-Savona. Tra queste anche tre bambini di 8, 13 e 16 anni. Nel frattempo si continua a scavare tra le macerie per cercare altri sopravvissuti e a Genova è lutto cittadino. I circa 450 sfollati non possono ancora rientrare nelle loro abitazioni. La situazione non è cambiata rispetto a ieri: Il rischio che altre parti del ponte possano crollare non è stato scongiurato.

Intanto la Procura di Genova ha aperto un'inchiesta ipotizzando i reati di disastro colposo e omicidio colposo multiplo contro ignoti. “Al momento del crollo transitavano 30-35 autovetture e tre mezzi pesanti” ha detto ieri il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Il numero delle vittime potrebbe però aumentare in ragione del fatto che al momento del crollo sul ponte transitavano 30-35 autovetture e tre mezzi pesanti. I dispersi che i soccorritori stanno cercando tra le macerie sono per ora una decina. Progettato per sostenere un traffico nettamente inferiore (di almeno un terzo in meno di veicoli), il ponte era stato oggetto di numerose manutenzioni. Mentre in Italia divampano le polemiche, la polizia scientifica è tuttora al lavoro per determinare le cause del crollo. «Non è stata una fatalità, ma un errore umano» a provocare il crollo del ponte a Genova. Si è espresso così ai giornalisti sul posto il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi al termine di un sopralluogo nella zona del ponte.

C'è pure chi ricorda come lo stato precario del ponte fosse noto, tanto che alcuni anni fa era nato il progetto alternativo di una circonvallazione in gran parte in galleria: la ‘Gronda di Ponente' per un costo di 3-4 miliardi di euro. Ma, come si può leggere sul sito del Corriere della sera, ci fu uno scontro acceso tra diverse fazioni. Da una parte chi avvertiva le autorità del rischio di un imminente cedimento (un’interrogazione al Senato di Scelta Civica), dall’altra chi (e fra questi anche il Movimento 5 stelle e Beppe Grillo), per contrastare i fautori della Gronda, affermava che il pericolo di crollo del ponte Morandi  “è una favoletta”. Nella campagna contro il progetto di nuova autostrada, che sarebbe stata in grado di risolvere il problema del traffico crescente, era stata citata la Relazione conclusiva del dibattito pubblico, presentata da Autostrade nel 2009, nella quale si leggeva che il Ponte “potrebbe star su altri cento anni”, a fronte di “una manutenzione ordinaria con costi standard”…

Il premier Conte incontra i parenti delle vittime

In mattinata, il premier Conte ha incontrato i parenti delle vittime. Dal canto suo, il ministro delle Infrastrutture Toninelli su facebook ha pubblicato parole dure, già rimbalzate sui media italiani, e puntato il dito sui vertici di Autostrade per l'Italia, invitati a dimettersi. Il presidente della Regione Liguria Toti ha chiesto, da parte sua, lo stato di emergenza.

"Il crollo del ponte Morandi rappresenta, oltre che un fatto di una gravità inaudita, una pesante emergenza per la portualità ligure, di gran lunga la più importate d'Italia", afferma poi Luigi Merlo, presidente Federlogistica-Conftrasporto ed ex presidente del Porto di Genova, il cui "primo pensiero va a tutte quelle persone che ieri hanno perso la vita nel crollo del ponte Morandi".

Si tratta, ha detto, di "una tragedia immane della quale non si ha ancora la portata complessiva, ma che avrà conseguenze sulla vita quotidiana, sociale ed economica di Genova". “L'inadeguata infrastruttura ferroviaria a completamento del terzo valico ancora in corso e il mancato completamento del raddoppio Genova-Ventimiglia limitano i collegamenti al solo trasporto stradale. La mancanza di alternativa al ponte Morandi, per l'assurda opposizione alla gronda autostradale, rischia di mettere in ginocchio un'economia che al solo erario statale garantisce ogni anno quasi 5 miliardi di entrate tra Iva e accise generate dalla attività portuale". Non solo, "ma anche il turismo crocieristico, i collegamenti con traghetti per l'Italia e il nord Africa, la cantieristica rischiano un colpo mortale. E in ballo ci sono 50mila posti di lavoro".

Sicuri i ponti svizzeri degli anni Sessanta

I ponti svizzeri degli anni ’60 non rappresentano un pericolo particolare: sono sottoposti a ispezioni regolari approfondite almeno ogni cinque anni, afferma Jürg Röthlisberger, direttore dell’Ufficio federale delle strade (Ustra), interpellato dopo la catastrofe di Genova. Anche in Svizzera ci sono ponti e viadotti degli anni ’60, ma per Röthlisberger non costituiscono un problema maggiore rispetto a quelli più recenti: "Non ci sono ponti vecchi o moderni. L’essenziale sta nella manutenzione continua di queste infrastrutture", ha spiegato ieri sera l’alto funzionario interpellato dalla rubrica informativa "10 vor 10" della televisione svizzerotedesca Srf. Le strutture degli anni ’60 sono adattate alle nuove norme di sicurezza, ha detto Röthlisberger. Secondo il direttore dell’Ustra anche in Italia questo avviene, "ma è forse una questione di finanziamento".

Un’opinione condivisa da Eugen Brühwiler, responsabile del Laboratorio di manutenzione, costruzione e sicurezza dei manufatti al Politecnico federale di Losanna (EPFL), interrogato dalla tv romanda RTS. Il viadotto crollato di Genova – ha aggiunto – era noto per la sua vulnerabilità e richiedeva un lavoro di manutenzione corrispondente.

"I colleghi italiani conoscono benissimo i problemi che pongono i loro viadotti. Ma resta la domanda: intervengono al momento opportuno?" In Svizzera, nelle ispezioni approfondite condotte ogni cinque anni almeno sono esaminati gli aspetti più critici della costruzione, in particolare i giunti di dilatazione. In questo modo si possono adattare le infrastrutture sottoposte a carichi sempre più pesanti.

Per il portavoce dell’Ustra Thomas Rohrbach un cedimento strutturale come quello di Genova "da noi, con una verosimiglianza prossima alla certezza, è impossibile, per lo meno in circostanze normali", ossia facendo astrazione da possibili gravi catastrofi naturali come terremoti o frane. Oltre alle ispezioni quinquennali – ha detto al "Blick" – "i nostri dipendenti sulle autostrade guardano ogni giorno se sui ponti siano visibili danni strutturali". "I nostri ponti – ha detto ancora Rohrbach a "20 Minuten" – hanno in media 40 anni, con una buona manutenzione possono essere utilizzati per 75-90 anni".

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