Estero

30 anni fa nasceva al Qaida, è ancora una minaccia

Dall'Afghanistan al primo attentato in Yemen, dai morti al World Trade Center alle bombe in Kenya e Tanzania. Poi Madrid, Londra, Parigi

10 agosto 2018
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Era l'11 agosto del 1988: i sovietici si apprestano a lasciare l'Afghanistan, sconfitti dai mujaheddin afghani e da quelli "arabi", le milizie messe in campo da Washington e Riad, tra gli altri, per sconfiggere Mosca. A Peshawar, in Pakistan, quel giorno d'agosto Osama bin Laden e Ayman al Zawahiri gettano le fondamenta dell'organizzazione del terrore che seminerà morte in tutto il mondo: al Qaida.

Minaccia globale

Finita la guerra in Afghanistan, al Qaida, "la base", cambia obiettivo e mette a segno il primo attentato: vengono piazzate due bombe in altrettanti hotel di Aden, in Yemen, dove le truppe Usa sono solite stazionare prima di andare a combattere in Somalia. È il dicembre del 1992. Passa un anno e viene preso di mira - per la prima volta - il World Trade Center con una autobomba, sei i morti. Ma è nel 1998 che al Qaida diviene una minaccia globale, e Osama il nemico numero uno per gli Usa: il 7 agosto sono oltre duecento i morti - 12 statunitensi - negli attentati alle ambasciate americane in Kenya, a Nairobi, e in Tanzania, a Dar es Salaam. E a ottobre 2000 l'attacco contro la Uss Cole: 17 i marinai americani uccisi.

L'11 settembre

Arriva l'11 settembre del 2001: Osama bin Laden - che dal Sudan è riparato in Afghanistan - ha lanciato mesi prima una fatwa contro gli USa. Al Qaida mette a segno l'attentato più tragico e spettacolare. Vengono dirottati quattro aerei di linea da parte di un commando in gran parte costituito da sauditi. Due distruggono le Torri Gemelle, uno centra il Pentagono, mentre un quarto precipita in Pennsylvania dopo uno scontro tra dirottatori e passeggeri. Il bilancio è di quasi 3'000 morti. In ottobre scoppia la guerra in Afghanistan. Al Qaida subisce colpi mortali ma non arretra: gli uomini di bin Laden sono dietro gli attacchi a Madrid del 2004 e quelli a Londra del 2005.

Offensiva mediatica

La scia di sangue si estende a tutto il Medio Oriente, con il 'brand' dell'organizzazione che fa proseliti: nascono al Qaida in Iraq (Aqi), per il Maghreb (Aqmi), e il ramo saudita-yemenita (Aqap). L'imam americano-yemenita Anwar Awlaki lancia l'offensiva mediatica, con siti internet e un vero e proprio magazine patinato. Ma nell'agosto del 2010, bin Laden viene individuato in un compound ad Abbottabad, in Pakistan. Il 2 maggio dell'anno dopo i Navy Seals fanno irruzione. Osama viene ucciso, il corpo seppellito in mare. Awlaki viene centrato da un drone a settembre. L'organizzazione passa nelle mani di Zawahiri, considerato l'ideologo dell'organizzazione.

Infine Parigi, ma non è la fine

In meno di tre anni, al Qaida perde il primato sulla scena della jihad globale. L'ala irachena un tempo guidata da Abu al Zarqawi - criticato da Zawahiri per le sue atrocità - si evolve in un movimento di guerriglia che conquista mezzo Iraq e un pezzo di Siria. Nel 2014 a Mosul Abu Bakr al Baghdadi proclama la nascita del Califfato, dopo le vittorie dell'Isis. Per mesi al Qaida subisce defezioni. Perde operativi in Asia e Africa. Zawahiri continua a mandare messaggi, e irrompe sulla scena Hamza bin Laden, figlio di Osama e 'delfino' predestinato. Da allora l'unico attentato di rilievo - targato al Qaida - in Occidente è l'attacco a Parigi contro Charlie Hebdo. Ma l'Isis viene presto sconfitto e ricacciato indietro. Migliaia di combattenti restano senza leadership e catena di comando. Al Qaida torna a essere una "base", per chi vuole combattere in mezzo mondo, dall'Afghanistan al Pakistan, o in Somalia - dove gli Shabaab non hanno mai defezionato dalla 'base'.

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