Estero

Golpe in Turchia, 84 ergastoli

A due anni dal tentativo di colpo di Stato, un tribunale di Instanbul ha pronunciato decine di condanne, ma anche 44 assoluzioni

Il presidente Erdogan (Keystone)
12 luglio 2018
|

Alla vigilia del secondo anniversario del tentativo di colpo di stato, in Turchia arrivano durissime condanne per i golpisti. Dopo un processo durato nove mesi, un tribunale di Istanbul ha inflitto 84 ergastoli aggravati nei confronti di imputati accusati di aver preso parte alle attività eversive e agli scontri armati sul ponte del Bosforo – ora ribattezzato dei Martiri del 15 luglio – la notte del putsch. Tutti erano stati arrestati poche ore dopo, quando le forze leali al presidente Recep Tayyip Erdogan avevano ripreso il controllo del Paese, mentre altri 7 golpisti erano rimasti uccisi in scontri a fuoco sul posto.

In quelle ore drammatiche, 32 civili e due poliziotti avevano perso la vita cercando di ostacolare i golpisti che avevano bloccato la principale via di collegamento stradale tra le due sponde di Istanbul. Tra le vittime, anche il noto pubblicitario Erol Olcok, amico personale di Erdogan, che al suo funerale non trattenne le lacrime, e il figlio 17enne Abdullah Tayyip Olcok. Il pubblicitario aveva anche lavorato a lungo alle campagne di comunicazione elettorale dell’Akp del presidente turco. Per le loro morti sono stati ritenuti responsabili in 12, mentre altre 72 condanne sono state emesse per il reato di attentato all’ordine costituzionale. Pene minori, tra 15 e 17 anni e mezzo, sono state comminate a 27 imputati. Assolti invece altri 44 che erano alla sbarra. Una decisione che ha suscitato le proteste da parte dei familiari delle vittime, riuniti nella maxi-aula da oltre 700 posti del tribunale di Silivri. All’udienza si erano presentate più di mille persone, rimaste in molti casi fuori dalla porta.

"La giustizia ha trionfato, mentre ci avviciniamo al secondo anniversario del tentativo di colpo di stato", ha commentato all’uscita dal tribunale il portavoce dell’Akp di Erdogan, Mahir Unal. Ma a due anni di distanza, la ferita del tentato golpe in Turchia resta aperta. Nonostante decine di migliaia di arresti di sospetti infiltrati nelle strutture dello Stato, Ankara continua a ritenere impunite le menti del putsch. A partire dall’imam e magnate Fethullah Gulen, auto-esiliatosi negli Usa dal 1999, la cui mancata estradizione resta al centro delle tensioni con Washington. Secondo gli 007 turchi, diversi altri presunti leader golpisti sono liberamente in giro per l’Europa, tra cui il sospetto braccio destro di Gulen, il teologo islamico Adil Oksuz, che venne arrestato nei pressi del quartier generale dei putschisti ma poco dopo rilasciato. Le commemorazioni che si svolgeranno domenica con la partecipazione di Erdogan, principalmente a Istanbul, non serviranno quindi solo a ricordare le vittime. Anche se la fine, dopo due, anni dello stato d’emergenza è attesa la prossima settimana, la normalità in Turchia

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE