Estero

Assassinio giudice Borsellino, un grave depistaggio

Secondo i giudici di Caltanisetta in prigione finirono sette “innocenti“ . Alcuni investigatori costituirono carte false per sviare le indagini

1 luglio 2018
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Assassinio del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta: ci fu un depistaggio delle indagini. Falsi pentiti costretti a mentire sull'assassinio. «È uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana», accusano i giudici della corte d’assise di Caltanissetta, che  hanno depositato le motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater: 1.856 pagine, dodici capitoli, un lavoro minuzioso di ricostruzione firmato dal presidente Antonio Balsamo e dal giudice a latere Janos Barlotti, che rappresenta una tappa importante nel difficile percorso di ricerca della verità, perché fissa in maniera chiara i misteri ancora irrisolti e indica una strada per proseguire le indagini.
Le nuove indagini puntano direttamente al cuore dello Stato. Si tratterebbe in particolare di alcuni investigatori del gruppo Falcone e Borsellino guidati dall’allora capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera: dovevano scoprire i responsabili delle bombe, invece costruirono a tavolino alcuni falsi pentiti. Il processo Borsellino quater, lo ricordiamo, ha visto condannati all'ergastolo i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e a dieci anni per calunnia i falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci. Vincenzo Scarantino, anche lui imputato per calunnia, è uscito dal processo per la prescrizione del reato, scattata perché i giudici gli hanno concesso l'attenuante riconosciuta a chi commette il reato indotto da altri.
Il depistaggio, secondo i giudici, era costato la condanna all'ergastolo a sette innocenti, poi scarcerati e scagionati nel processo di revisione. Per i magistarti di Caltanisetta le dichiarazioni, poi rivelatesi infondate, erano al centro di di uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana.

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