Estero

Al teatro della politica, lo show di Singapore

Che cosa si sono detti Kim e Trump? Quel che basta per allestire uno spettacolo d'immagine che dovrebbe valere più di molte parole. Ma Kim ha fatto controllare la penna...

12 giugno 2018
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All’incontro storico sotto il patio del Capella Hotel, Kim Jong-un è apparso emozionato al cospetto del presidente americano Donald Trump, l’arcinemico nell’ortodossia della propaganda nordcoreana. E alla prima stretta di mano tra i leader dei due Paesi in quasi 70 anni, Kim non sembrava molto a suo agio, soprattutto quando il tycoon ha rafforzato il contatto col giovane leader poggiando brevemente la mano sinistra sul suo braccio destro. Una pacca che invece nel corso del summit è diventata la costante, insieme ai sorrisi, ai saluti ai media in attesa di dichiarazioni e ai vari siparietti in stile hollywoodiano.

La “svolta”, come ha raccontato lo stesso tycoon, è maturata nei 42 minuti netti di colloqui tra i due, con l’ausilio solo dei rispettivi interpreti. Il faccia a faccia è andato "molto, molto bene", si è instaurata "un’eccellente relazione", ha confidato il presidente Usa raggiungendo la stanza per il meeting allargato ai collaboratori più stretti. Qui Trump ha spiegato che con Kim "risolveremo un grande problema, un grande dilemma": il riferimento al nucleare non ha smorzato il buonumore, come confermato dalle testimonianze raccolte dalle telecamere. Saluti, strette di mano e sorrisi.

Negli intervalli dei lavori, i due leader si sono affacciati verso i giornalisti per un battuta ("fateci sembrare magri e belli", si è raccomandato Trump con i fotografi): hanno fatto due passi per annunciare la firma della dichiarazione congiunta e poi, pacche sulle spalle, si sono avviati verso l’ingresso dell’hotel. Qui la limousine presidenziale Usa, "the beast" (la bestia), mezzo pesante, tecnologico e blindato, ha attirato l’attenzione del coreano. Trump lo ha accompagnato allo sportello tenendolo aperto e consentendogli di sbirciare: una mossa forse astuta, secondo l'imperante linguaggio dell'immagine, con cui ribadire i rapporti di forza...

Ancora pacche sulle spalle e rientro nel resort per la firma. Di cosa? Un generico impegno alla denuclearizzazione e alla pace in Corea, in cui il convitato di pietra (assente ma presente) era la Cina.  Un funzionario della sicurezza nordcoreano con guanti in lattice ha però pulito e ispezionato la penna appoggiata sul tavolo che doveva essere usata da Kim. L’ha controllata attentamente prima di riposizionarla. Dopo un po’, la porta si è aperta e i leader sono entrati con passo trionfale: si sono seduti e hanno posto la firma in calce ai documenti consegnati da Mike Pompeo per Trump e dalla sorella Kim Yo-jong, nel caso del "supremo leader". Poche battute e commenti, e soddisfatti si sono diretti verso la porta. Kim ha dato una pacca sulla schiena di Trump che, sorpreso, ha restituito la cortesia. L’allievo ha superato il maestro.

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