Estero

Tre proiettili nella schiena per Arkady Babchenko

Il giornalista e veterano di guerra freddato a Kiev. Nel febbraio del 2017 un post su facebook gli costò una campagna d'odio

(Arkady Babchenko (Keystone))
30 maggio 2018
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Arkady Babchenko, reporter e scrittore bersaglio di una campagna d’odio per le sue posizioni polemiche contro le operazioni di Mosca in Siria e Ucraina, é rimasto vittima di un agguato mortale. L'uomo, colpito alla schiena da 3 proiettili, è stato trovato nel corridoio della sua casa di Kiev coperto di sangue. Il giornalista e veterano di guerra sarebbe morto in ambulanza prima di raggiungere l’ospedale.

Il post contro il coro russo

Nato nel 1977, Babchenko aveva servito la Russia in entrambi i conflitti in Cecenia (1994-96 e 1999-2009) prima di lasciare le forze armate, nel 2000, e dedicarsi al giornalismo, lavorando come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk. Successivamente ha scritto anche per Novaya Gazeta e ha pubblicato libri, uno dei quali pubblicato anche in Italia da Mondadori, con il titolo "La guerra di un soldato in Cecenia". Aspro critico del presidente Vladimir Putin, Babchenko si era schierato contro la destabilizzazione dell’Ucraina da parte della Russia e aveva coperto il conflitto con i suoi reportage. Poi, nel febbraio del 2017, in seguito ad una campagna d’odio nei suoi confronti per aver scritto un post su Facebook in cui sostanzialmente si dichiarava indifferente per l’incidente aereo di Natale 2016 costato la vita all’intero coro Alexandrov Ensemble, aveva deciso di lasciare la Russia, trasferendosi prima a Praga e poi a Kiev, dove lavorava per la tv ATR. "Qui non mi sento più sicuro", aveva scritto elencando tutte le minacce che aveva subito dopo quel post, anche da parte del deputato ultranazionalista Vitaly Milonov e dal senatore Frants Klintsevich.

Una lunga serie di morti sospette

Il network Tsargrad, guidato da Alexander Dugin, definito da molti osservatori come l’ideologo di Putin (sebbene questa sia una tesi alquanto controversa e tutta da provare), lo aveva ad esempio inserito al decimo posto dei 100 russofobi più pericolosi. La polizia di Kiev, come riporta Meduza, ha emesso un comunicato in cui sostiene apertamente che Babchenko è stato ucciso a causa del suo lavoro di giornalista. Il Comitato Investigativo russo ha controbattuto aprendo un’inchiesta e promettendo di non lasciar cadere nel vuoto "questi crimini crudeli contro i nostri concittadini". Quella di Babchenko è solo l’ultima, infatti, di una serie di morti sospette – tutte di critici di Mosca – avvenute a Kiev negli ultimi mesi. Nel marzo del 2017, ad esempio, Denis Voronenkov, ex deputato del partito comunista e anche lui schierato contro la guerra in Ucraina era stato freddato a colpi di pistola nelle strade del centro.

'Russofobia ucraina'

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha definito le accuse ai servizi segreti russi di essere responsabili dell’assassinio del reporter Arkady Babchenko come un ulteriore episodio della russofobia delle autorità ucraine.

Macchina repressiva russa

Il primo ministro ucraino Volodymyr Groysman ritiene la Russia responsabile della morte del giornalista e critico di Putin Arkady Babchenko. Lo riporta RBK. "Sono convinto che la macchina repressiva russa non gli abbia perdonato la sua onestà e i suoi principi", ha dichiarato Groysman. Il ministro degli Esteri ucraino Pavel Klimkin è ci più cauto, affermando che "è troppo presto per dire chi è il mandante", ma fa anche riferimento agli omicidi politici come tattica abituale di Mosca per "destabilizzare l’Ucraina". "Babchenko combatteva per una Russia democratica, per l’Ucraina e certamente Mosca lo ha sempre considerato un nemico", ha aggiunto Klimkin. Il giornalista russo Arkady Babchenko è stato ucciso ieri sea nell’atrio di casa sua a Kiev.

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