Estero

Aborto libero, voto spartiacque in Irlanda

Storico referendum sulla fine del divieto che divide il paese. Buona l'affluenza, urne aperte fino alle 23.

((Keystone))
25 maggio 2018
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Un giorno "storico", agli occhi di molti. Di sicuro un passaggio destinato a segnare un'epoca tanto per i vincitori quanto per gli sconfitti, e soprattutto per le donne. L'Irlanda, terra di secolari radici cattoliche incamminata dietro il resto d'Europa verso la secolarizzazione, ha deciso oggi sull'aborto libero in un referendum che ha diviso la sua gente. Ma non esattamente a metà.

Un voto convocato per voltare pagina dal fronte favorevole all'abrogazione dell'articolo 8 della Costituzione sulla tutela della vita del nascituro, introdotto nel 1983 per cementare il divieto di fatto dell'interruzione della gravidanza nel Paese, salvo casi eccezionali di pericolo diretto per la vita della madre. Un divieto che per anni ha significato viaggi all'estero per chi voleva abortire.

La giornata di bel tempo, almeno per gli standard irlandesi, ha favorito una buona affluenza, come speravano i sostenitori del sì. In uno scenario per certi versi simile a quello di un altro referendum contrastato e fortemente simbolico, sfociato giusto tre anni fa nel via libera ai matrimoni gay. I 6500 seggi sono stati aperti alle 7 locali per chiudere alle 22 (le 23 in Svizzera). E il risultato ufficiale, dopo l'exit poll della tv pubblica Rte, è atteso per domani.

Ma il giorno del giudizio è stato oggi. Un giorno in cui i circa 3,3 milioni di elettori della Repubblica, da sempre indocile spina nel fianco della vicina Gran Bretagna, si sono affrontati su un tema che ha lacerato la coscienza nazionale, il tessuto sociale, il retroterra etico e la tradizione religiosa di un popolo. Tutto deciso da un quesito secco, dall'alternativa sulle schede fra un sì e un no in gaelico e in inglese: 'ta o nil', 'yes' o 'no'.

Le previsioni non sono mai parse in bilico nelle settimane di una campagna referendaria pure animata da forti e diffuse contrapposizioni: fra aree urbane tendenzialmente 'pro-choice', donne in testa, e zone rurali a impronta antiabortista; ma anche fra generi, fra establishment e outsider, nonché fra una generazione e l'altra, con gli anziani più inclini verso il no, i giovani e l'età di mezzo verso il sì, e uno zoccolo duro non irrilevante di giovanissimi di nuovo attratto dagli argomenti pro-life.

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