Estero

Dazi e Iran, è gelo tra Merkel e Trump

Il faccia a faccia, durato poco più di un paio d'ore, non ha portato ai risultati sperati da parte europea. Merkel: 'la decisione è nelle mani del presidente Trump'

27 aprile 2018
|

Angela Merkel torna a casa a mani vuote. Nel suo faccia a faccia con Donald Trump, durato poco più di un paio d’ore, non ha compiuto quel miracolo che del resto non era riuscito nemmeno a Emmanuel Macron, pur accolto in pompa magna alla Casa Bianca. Né sui dazi né sull’accordo con l’Iran la cancelliera tedesca è riuscita a scalfire il presidente americano, in un clima di sostanziale gelo tra i due leader: questa, sì, una differenza enorme rispetto ai calorosissimi rapporti tra Trump e Macron.

Anche se stavolta la stretta di mano davanti alle telecamere, a differenza di un anno fa, c’è stata. Il tycoon, salvo clamorose sorprese, dal primo maggio farà scattare le nuove tariffe sulle importazioni di acciaio (25%) e di alluminio (10%) anche nei confronti dell’Europa, respingendo così la richiesta di un’esenzione permanente avanzata nuovamente dalla Merkel a nome di tutta l’Unione europea. Trump vuole più concessioni dai partner degli Usa, e senza di queste è deciso a tirare dritto sulla sua strada, anche a costo di una vera e propria guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.

E per quel che riguarda Teheran è molto probabile che entro fine mese il presidente americano annunci il ritiro degli Usa dall’intesa sul nucleare, sancendo così una nuova rottura con gli alleati d’Oltreoceano. Nel corso della conferenza stampa congiunta la distanza tra i due leader, al di là delle parole di circostanza, è apparsa con chiarezza, con la Merkel che ha ammesso come "la decisione sui dazi è nella mani del presidente Trump". Mentre quest’ultimo ha ribadito con forza il suo imperativo: "Basta squilibri commerciali con l’Unione europea, serve reciprocità", quella reciprocità che per il tycoon al momento manca, a svantaggio dell’economia e dei posti di lavoro americani. E che Trump chiede anche su altri fronti, come quello del contributo finanziario che gli alleati europei danno alla Nato, per la Casa Bianca insufficiente.

Sul fronte dell’accordo sull’Iran la distanza nelle reciproche posizioni è emersa dal fatto che i due leader hanno in pratica eluso le domande dei giornalisti. Poche ore prima il neo segretario di Stato americano, Mike Pompeo, da Bruxelles aveva detto a chiare lettere: "E’ improbabile che gli Stati Uniti rimangano nell’accordo dopo maggio senza modifiche sostanziali". Un concetto che Trump ha ribadito con fermezza alla cancelliera tedesca prima in un breve scambio di vedute – appena 20 minuti – avuto all’interno dello Studio Ovale, e poi durante un pranzo di lavoro durato circa 90 minuti. Mentre in conferenza stampa il tycoon si è limitato a ricordare come gli Usa non accetteranno mai che il regime di Teheran possa anche minimamente avvicinarsi a possedere un’arma nucleare. Con Merkel che a sua volta è stata costretta a concedere come la storica intesa con l’Iran "non è perfetta": "Servono ulteriori colloqui e riflessioni". Insomma, l’unico risultato della sua breve missione a Washington che la cancelliera tedesca può forse vantare è quello di aver limitato di danni, cercando di convincere Trump a desistere da ulteriori azioni che possano mettere a repentaglio le esportazioni tedesche negli Stati Uniti, nel 2017 pari a circa 135 miliardi di dollari. Soprattutto quelle relative al mercato dell’auto, con Trump che ha più volte minacciato dazi che colpirebbero soprattutto l’industria automobilistica tedesca.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔