Estero

'Sexting', sospesi 12 liceali finiti ai lavori sociali

La decisione del direttore di un liceo scientifico di Milano fa scuola. Gli allievi hanno diffuso in chat un video con una loro amica senza veli

18 aprile 2018
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I casi di 'sexting' o 'revenge porn' finiti al centro di indagini della magistratura minorile milanese negli ultimi anni si sono moltiplicati. E quello finito alla ribalta delle cronache dopo che il preside di un liceo scientifico di Milano ha sospeso 12 studenti e li ha 'condannati' a svolgere lavori socialmente utili per aver diffuso in chat un video nel quale compare una loro amica senza veli, dimostra da un lato che il fenomeno sta dilagando ed è "grave" e dall'altro che anche la scuola comincia a muoversi nonostante l'assenza di una "educazione 'digitale' in accordo con una sana e corretta educazione sessuale". Ne è convinto il Procuratore della Repubblica dei Minori Ciro Cascone, capo dell'ufficio che proprio qualche settimana fa ha aperto una indagine per diffusione di materiale pedopornografico sulla vicenda per la quale si sta terminando di identificare tutti i ragazzini coinvolti.

Vicenda con al centro un video osé che una tredicenne si era fatta un anno fa, quando era ancora alle medie, e che aveva inviato al fidanzatino di allora. Immagini che lui, probabilmente per dimostrare di essere 'qualcuno', ha inviato via WhatsApp agli amici e che, dopo un periodo in cui sono rimaste 'sommerse', sono rispuntate nella chat di classe di lei, ora liceale. Da qui la denuncia ai pm e la sospensione, con tanto di lavori socialmente utili, di coloro che avrebbero fatto circolare il filmato diventato 'virale'. "Quel preside - ha spiegato il procuratore - ha ben fatto a intervenire e merita una medaglia. Finalmente c'è una scuola che ha preso una posizione chiara e si è assunta le responsabilità in termini educativi dando così una risposta concreta senza lasciar cadere nel nulla episodi come questi".

Episodi quasi "all'ordine del giorno" e che dimostrano "purtroppo ancora l'assenza, anche negli stessi genitori, di una educazione 'digitale' in grado di consentire un uso consapevole dei mezzi di comunicazione in accordo con una sana e corretta educazione sessuale". Per il coordinatore dei pm minorili, inoltre, casi come questo non vanno "banalizzati ma invece presi sul serio in quanto gravi soprattutto per l'età delle vittime" e non devono, però, essere troppo pubblicizzati. "Il clamore non fa che aumentare le sofferenze" di chi è caduto nella 'rete', ha concluso Cascone, ribadendo che "l'iniziativa del preside del liceo scientifico va apprezzata. Ogni scuola dovrebbe fare così". La minorenne da settimana prossima comincerà un precorso di recupero con gli psicologi del centro contro il cyberbullismo Co.na.cy di Milano, così come i suoi amici ritenuti responsabili del caso

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