Estero

Ungheria, il partito di governo rischia di perdere la maggioranza assoluta

L'affluenza alle urne è stata alta nei centri urbani. Secondo le prime stime, il premier Viktor Orban cammina verso la riconferma

(I coniugi Orban alle urne (foto: Keystone))
8 aprile 2018
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Affluenza record e colpo di scena in Ungheria: il partito di governo Fidesz, secondo le prime previsioni, potrebbe perdere la maggioranza assoluta in parlamento

Per tutto il giorno si sono registrate lunghe code davanti ai seggi elettorali, un’affluenza mai vista nel Paese, dove il premier Viktor Orban cerca la riconferma, il terzo mandato consecutivo dal 2010. La grande partecipazione secondo gli analisti potrebbe essere un segnale di cambiamenti profondi: "O gli elettori hanno dato un supporto forte alla politica anti-immigrazione di Orban o hanno messo fine al suo populismo e al suo regime illiberale", è il commento di Peter Kreko, direttore dell’istituto Political Capital.

Fino alla chiusura dei seggi, alle 19, circa 5,5 milioni di elettori sono andati alle urne, il 70%, contro un'affluenza del 61,73%, nel 2014. L’accresciuta presenza ai seggi si è registrata nella capitale Budapest e nelle grandi città ma non in campagna, roccaforte tradizionale per Fidesz. L’opposizione parla di "clima di cambiamento". "L’affluenza è una critica pesante del regime", ha detto il capolista socialista Gergely Karacsony.

Circa 1'547 i candidati in lizza per i 199 seggi del parlamento. Secondo gli exit poll, Fidesz ha conservato il primo posto, anche se rischia di perdere la maggioranza assoluta. Il secondo posto sarebbe andato a Jobbik di Gabor Vona, partito conservatore nazionalista, ma non più euroscettico, che ha promesso una lotta contro la corruzione generalizzata attribuita a Orban. A seguire l’alleanza socialista-verde (Mszp-P) e le altre formazioni politiche.

Il premier Orban, attraverso i media pubblici da lui controllati, ha martellato per mesi sul "pericolo mortale" che starebbe minacciando gli ungheresi: l’arrivo di migliaia di migranti musulmani, con il ricollocamento obbligatorio voluto dall’Unione Europea. "Dobbiamo decidere bene, perché sbagliando non ci sarà più modo di riparare, rischiamo di perdere il nostro Paese, che diventerà un Paese di immigrati", ha detto ancora dopo aver votato in una scuola della capitale.

Il leader del Jobbik, Gabor Vona, eletto in un collegio uninominale con il 46% dei voti, ha ribattuto che l’Ungheria sta diventando piuttosto un Paese di emigrati: più di mezzo milione di ungheresi, in maggioranza giovani, sono emigrati verso altri paesi dell’UE, negli ultimi anni, non trovando modo di studiare o lavorare in patria, in un regime descritto come sempre più autocratico.

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