Estero

A Gaza non cala la tensione. Domani si riunisce la Lega araba

Nella seduta di emergenza saranno esaminate le ripercussioni degli scontri del Venerdì Santo che hanno provocato 16 morti e 1'500 feriti

Keystone
2 aprile 2018
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Con una seduta di emergenza, invocata da parte palestinese, il Consiglio della Lega araba si accinge domani a esaminare le ripercussioni degli scontri del Venerdì Santo, con la morte di almeno 16 dimostranti e il ferimento di altri 1500, al confine orientale della striscia di Gaza con reparti dell’esercito schierati per impedire, a ogni costo, che migliaia di palestinesi sconfinassero.

Da parte palestinese si insiste che si è trattato di una manifestazione pacifica e che il comportamento dell’esercito israeliano non trova giustificazione. Una analisi condivisa peraltro dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan che ha qualificato il premier Benyamin Netanyahu come un ’terrorista’.

Quest’ultimo ha subito replicato che Israele non accetta lezioni da un Paese che ha "bombardato indiscriminatamente popolazioni civili per anni". L’ambasciatore palestinese in Egitto al Cairo, Diab al-Louh, ha comunque accusato Israele di aver perpetrato un ’massacro’ disperdendo con le armi da fuoco quanti partecipavano alla cosiddetta ’Marcia del Ritorno’. Il ministero della sanità di Gaza ha precisato che venerdì 15 di essi sono stati colpiti a morte e che un sedicesimo è deceduto oggi in un ospedale. Altri 46 feriti versano in condizioni gravi. Da parte sua il leader di Hamas Ismail Haniyeh – uno degli organizzatori della ’Marcia del Ritorno’ – ha chiesto al segretario generale della Lega Araba Ahmed Abu-el Gheit che i dirigenti di Israele siano trascinati di fronte alla Corte penale internazionale quali ’criminali di guerra’ e che la questione sia inoltre sottoposta alla Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Sul terreno la tensione resta elevata. Anche oggi, lungo la linea di demarcazione fra Israele e Gaza, si sono avuti incidenti sporadici e sette palestinesi sono rimasti feriti. Venerdì prossimo, si è appreso da Gaza, sarà una ulteriore giornata di confronto con decine di migliaia di dimostranti nuovamente assiepati ai bordi del confine. Per misurarsi con la minaccia dei cecchini israeliani (che sostengono di aver colpito venerdì almeno dieci miliziani palestinesi) i dimostranti stanno già accumulando quantità di vecchi pneumatici, a cui progettano di appiccare il fuoco. Venerdì i cecchini avranno così di fronte dense colonne di fumo e saranno inoltre accecati da migliaia di specchi che i dimostranti avranno con sé.

Intanto in casa palestinese non si placano però le polemiche innescate il 13 febbraio a Gaza con il fallito attentato al premier dell’Anp Rami Hamdallah. L’Anp ritiene che Hamas ne abbia la responsabilità, almeno indiretta. Di conseguenza oggi Hamdallah ha annunciato che non tornerà più nella Striscia a meno che Hamas non consegni in blocco all’Anp tutte le responsabilità di sicurezza, di difesa dell’ordine pubblico, nonché le questioni amministrative e finanziare. Una ipotesi che, con i fermenti che sconvolgono in questi giorni la Striscia, appare per ora altamente improbabile.

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