Estero

Bufera su Hillary: avrebbe coperto un caso di molestie

Il caso, che risale al 2008, vedrebbe coinvolto un alto responsabile del suo staff elettorale

Keystone
26 gennaio 2018
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Hillary Clinton nel 2008 coprì un caso di presunte molestie sessuali che coinvolse un alto responsabile del suo staff elettorale. Questo nonostante il manager della campagna le avesse raccomandato di licenziarlo.

La notizia shock è del New York Times, basata sul racconto di almeno otto funzionari che all’epoca lavorarono per la candidata democratica. Se confermata, si tratta di una pesantissima tegola che si abbatte sulla testa della ex first lady, il cui sogno è stato quello di diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti e la cui esperienza è fonte di ispirazione anche per una parte del movimento #MeToo contro le violenze e gli abusi sessuali.

Anche se non sono mancate le critiche per il suo ruolo defilato e per la sua amicizia di lunga data con Harvey Weinstein, il mega produttore di Hollywood le cui vicende hanno innescato un terremoto senza precedenti, con conseguenze che oltre al mondo dello spettacolo stanno sconvolgendo il mondo della politica, quello dello sport e quello delle imprese di Wall Street e della Silicon Valley.

"Spero che qualcuno sfonderà presto questo soffitto di cristallo", disse Hillary quasi in lacrime la notte della sua ultima sconfitta, nel novembre 2016, concedendo la vittoria proprio a quel Donald Trump accusato di molestie e di sessismo durante gran parte della campagna elettorale.

Ora l’ex candidata alla Casa Bianca dovrà difendersi da un’accusa pesantissima e infamante, per una vicenda che risale al suo primo tentativo di correre per la presidenza, quando fu battuta nelle primarie democratiche da Barack Obama.

A denunciare "ripetute molestie" fu una donna di 30 anni che lavorava per la campagna della Clinton e che accusò il suo diretto superiore: Burns Strider, consigliere della aspirante presidente per le questioni religiose. Responsabile dell’American Values Network, un’organizzazione di lobby di stampo cristiano progressista, Strider ogni mattina – racconta al New York Times – durante la campagna elettorale inviava alla ex first lady brani della Bibbia da leggere. Intanto la sua sottoposta lo accusava di averla più volte "massaggiata in maniera impropria" alle spalle e di averla baciata in fronte contro la sua volontà". Nel mirino anche alcune email "allusive" e con chiari riferimenti a sfondo sessuale.

Il caso fu subito sottoposto alla numero uno della campagna elettorale, Patti Solis Doyle, che dopo essersi confrontata con gli altri membri dello staff consigliò alla candidata di licenziare Strider. L’ex first lady invece – racconta ancora il NYT – si rifiutò di cacciare il suo consigliere, ma decise solamente di cambiargli incarico e di trattenergli alcune settimane di paga. Anche la donna che aveva denunciato le molestie fu destinata ad altro impiego.

Della vicenda poi non si è mai più parlato, né è venuta mai fuori durante l’ultima campagna elettorale del 2016. Lo scoop del NYT è inevitabilmente anche un messaggio a Trump, che nelle ultime ore è tornato pesantemente ad accusare il quotidiano di divulgare fake news. L’ultima – secondo il tycoon – è quella sul suo presunto ordine di licenziare il procuratore speciale che coordina le indagini sul Russiagate.

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