Estero

Trump farà pressione su Teheran, ma l'accordo sul nucleare è salvo

L’Iran dovrà permettere ispezioni immediate in tutti i siti e non dovrà avere armi nucleari, per un'intesa senza scadenza e valida per il programma missilistico

Keystone
12 gennaio 2018
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Donald Trump ’salva’ l’accordo sul programma nucleare dell’Iran e per il momento rinuncia a una delle promesse principali fatte fin dalla campagna elettorale. Ma lo fa a modo suo, per non scontentare i ’falchi’ e continuare a fare pressione su Teheran: se l’intesa non sarà migliorata nelle prossime settimane gli Stati Uniti si tireranno fuori e scatteranno nuove pesantissime sanzioni. "Questa è l’ultima chance", assicura il presidente americano. Le sanzioni economiche e finanziarie sospese con lo storico accordo del luglio 2015, dunque, resteranno ’congelate’. Anche se Trump non arretra di un millimetro nel dire che si tratta di un’intesa "terribile" voluta dall’amministrazione Obama insieme all’Europa, alla Russia e alla Cina. Un’intesa – sottolinea – "che ha dato all’Iran molto in cambio di molto poco". Col regime di Teheran – aggiunge il presidente Usa – che resta "il principale sponsor mondiale del terrorismo".

Ma il pressing di Bruxelles, Londra, Parigi e Berlino ha svolto un ruolo certamente determinante nella decisione del tycoon, che solo poche settimane fa aveva ribadito la volontà di "uccidere" l’accordo, accusando il governo di Teheran di fomentare la destabilizzazione nell’area mediorientale. Ma è proprio alle capitali europee che adesso Trump lancia il suo ultimatum, chiedendo che i paletti al programma nucleare iraniano siano resi permanenti e vengano ampliati fino ad includere anche la tecnologia per i missili balistici.

Quattro in particolare le rivendicazioni che il presidente americano elenca in un lungo comunicato, e che se non saranno accolte – minaccia – porteranno alla morte dell’accordo. Innanzitutto l’Iran dovrà permettere ispezioni immediate in tutti i siti richiesti e non dovrà mai essere permesso che si avvicini al possesso di un’arma nucleare. Via dunque il termine di 10 anni o altre date di scadenza dell’intesa. Infine, anche il programma missilistico di Teheran deve essere fermato pena severe sanzioni.

A convincere Trump a non agire di impulso e ad allontanare nel tempo il possibile strappo con Tehran e col resto della comunità internazionale anche molti dei suoi più stretti consiglieri: dal segretario di stato Rex Tillerson al capo del Pentagono James Mattis, passando per il consigliere per la sicurezza nazionale H.R.Master. Uno sforzo costato più di una discussione e che ha alimentato gli attriti tra Casa Bianca e altri elementi di spicco dell’amministrazione. Questi ultimi, come del resto i leader europei, hanno messo sull’avviso Trump dei rischi che si correrebbero nel colpire e isolare nuovamente l’Iran, che potrebbe davvero ripartire col suo programma nucleare. Tanto piu’ che finora tutte le ispezioni avrebbero dimostrato come Teheran starebbe di fatto rispettando l’intesa, senza gravi violazioni.

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