Estero

Strage in Texas: il killer non poteva possedere armi. È stato colpito da tre proiettili prima di morire

7 novembre 2017
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L’Air Force non informò l’Fbi della condanna per violenze domestiche emesse da una corte marziale nei confronti di Devin Kelley, il killer che in una parrocchia texana ha ucciso almeno 26 persone. Il nome di Kelley avrebbe dovuto essere inserito in una banca dati federale. Questo però non è avvenuto e l’uomo ha potuto così superare tranquillamente i controlli preventivi e acquistare armi da fuoco, tra cui quella della strage. L’Air Force ha ammesso la mancanza a distanza di 24 ore dalla strage. Una corretta segnalazione della condanna di Kelley secondo la legge federale avrebbe impedito all’uomo di acquistare e possedere armi da fuoco. Ora insieme al Pentagono l’Air Force ha avviato un’indagine per verificare eventuali altri casi in cui condanne per violenza non siano state correttamente segnalate. Avviata un’indagine anche su come il caso Kelley è stato gestito all’interno dell’Air Force.

Emerge intanto che il killer è stato colpito da tre proiettili: uno al torso e uno a una gamba sparati da uno dei sopravvissuti alla strage, e uno alla testa sparato dal Kelly stesso. È quanto risulta dall’autopsia. Non è ancora chiaro quale dei colpi sia stato quello mortale.

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