Estero

Attentato a New York, criticate le reazioni di Trump

1 novembre 2017
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"Abbiamo bisogno di una giustizia rapida e forte, molto più rapida e più forte di quella che abbiamo ora, perché quella che abbiamo ora è una barzelletta e uno zimbello": lo ha detto il presidente Usa Donald Trump commentando l’attentato a New York. "Dobbiamo arrivare a punizioni più rapide e più grandi di quelle che questi animali stanno ricevendo ora. Saranno in tribunale per anni e alle fine saranno... chissà cosa accadrà". La Casa Bianca ha poi subito sostenuto che Trump non ha definito una "barzelletta" la giustizia Usa. "Si riferiva – ha tentato di correggere la portavoce Sarah Sanders, nonostante la trascrizione dell’intervento – alle persone sotto processo che ci chiamano una barzelletta e uno zimbello". "Stava solo sottolineando la sua frustrazione per la lunghezza dei processi, per i loro costi. E particolarmente per chi è noto come terrorista, quel processo dovrebbe essere più veloce", ha aggiunto.

Basta con il "politically correct": Donald Trump cavalca l’attentato di New York, il primo della sua presidenza targato Isis, annunciando l’ennesimo giro di vite sugli immigrati, sino a ventilare l’ipotesi di inviare Sayfullo Saipov, l’uzbeko autore della strage di Manhattan, e gli "animali" come lui a Guantanamo. Una reazione ben diversa da quella prudente dopo la ben più grave strage di Las Vegas, commessa senza ancora un movente accertato dal pensionato bianco americano Stephen Paddock, che aveva definito una "persona malata" come Saipov. Il presidente Usa dribbla gli sviluppi del Russiagate attaccando i democratici e il loro leader al Senato Chuck Schumer, accusato di aver sostenuto il programma della lotteria dei visti per la diversificazione dell’immigrazione, di cui l’attentatore ha beneficiato per ottenere la Green Card nel 2010. Peccato che il programma, creato nel 1990, sia stato approvato in modo bipartisan e promulgato dal presidente George H. W. Bush. E che Schumer, dopo averlo votato, abbia sostenuto la sua rimozione in un più ampio piano per l’immigrazione approvato dal Senato nel 2013 ma bloccato dai repubblicani alla Camera.

Oggi comunque Trump ha chiesto al Congresso di agire "immediatamente" per mettere fine al ’Visa lottery program’. Dopo aver annunciato di aver ordinato al ministero dell’Interno di "rafforzare il nostro programma di controlli già forti", Trump ha ribadito di voler spezzare la catena dell’immigrazione, ricordando che l’attentatore di New York ha portato in Usa altre 23 persone che hanno sfruttato il legame di parentela con lui. Immediate le reazioni dei leader democratici. "L’immigrazione è un bene per l’America", ha replicato Schumer, sollecitando Trump a smettere di twittare e a cominciare a guidare il Paese, ad esempio cancellando la sua proposta di tagliare i fondi per la lotta al terrorismo "anziché politicizzare e dividere l’America". Persino l’ex first lady Michelle è intervenuta: "Le parole contano, soprattutto a certi livelli. Non si twitta ogni pensiero, la prima cosa che viene in mente. Devi prima pensare e poi scrivere anche nella maniera giusta, correttamente. Ma a anche la verità è importante". Il tycoon intende anche ridurre il numero dei rifugiati e delle persone che entrano legalmente negli Usa, rafforzare i controlli per la Green Card e mantenere in vita il suo ’travel ban’, che finora però è stato bloccato in tutte le sue tre versioni. In ogni caso, l’Uzbekistan non era tra i Paesi della blacklist.

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