Estero

Germania, in salita il rilancio dell'Ue

24 settembre 2017
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Torna a essere tutta in salita la strada per il rilancio dell’Europa e le riforme, a partire da quella dell’eurozona, necessarie per girare pagina dopo la crisi economica, dei migranti e la Brexit, che hanno colpito l’Ue. La vittoria 'mutilata' della cancelliera tedesca Angela Merkel, più la batosta per i solcialdemocratici dell’ex presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, ma soprattutto la temuta avanzata dei populisti di Afd, non fanno che complicare lo scenario per il futuro dell’Ue, e mettere del piombo anziché far ripartire il motore franco-tedesco.

C’è infatti preoccupazione e cautela, al di là delle congratulazioni di rito per il quarto mandato della cancelliera, a Bruxelles e nelle capitali europee, insolitamente silenziose o laconiche. A Palazzo Chigi si valutano i risultati, pur ribadendo più che mai la disponibilità a lavorare con Parigi e Berlino al rilancio dell’Ue.

Al di là dei leader liberali europei che celebrano il ritorno dell’Fdp, infatti, proprio questo sarà la 'croce e delizia' della probabile nuova coalizione di governo tedesca 'Giamaica' insieme alla Cdu-Csu e ai Verdi. I liberali tedeschi in una campagna elettorale dai toni più anti che pro-Ue, hanno già avvertito che per loro sono "linee rosse" un bilancio per l’eurozona, l’Unione bancaria e più poteri di bilancio a livello Ue. Senza contare l’impatto che avrà sulla linea del futuro governo tedesco la consistente presenza al Bundestag degli estremisti anti-migranti e anti-euro dell’Afd, che ha già fatto esultare i populisti d’Europa, dalla leader del francese Front National Marine Le Pen al leader del partito islamofobo olandese Geert Wilder sino a leader della Lega italiana Matteo Salvini.

"La Germania resta impegnata per l’idea europea. Ora lavoriamo insieme per riformare l’Europa", ha affermato il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, il primo nonché l’unico finora dei rappresentanti istituzionali dell’Ue a essersi espresso. Solo laconiche bandierine dell’Ue e della Giamaica, in allusione alla probabile coalizione di governo dopo che la Spd di Schulz si è chiamata fuori da una riedizione della ’grosse koalition’, sono state la reazione del capo di gabinetto di Jean-Claude Juncker, il tedesco vicino alla Merkel Martin Selmayr. Lo stesso leader dei liberali all’Europarlamento Guy Verhofstadt ha sottolineato l’importanza di avere ora in Germania un "governo pro-europeo", mentre il capogruppo dei socialdemocratici Gianni Pittella, preoccupato per l’Afd, ha sottolineato l’impegno per una "Germania ed Europa progressive e tolleranti".

La costernazione per il risultato elettorale è quindi palpabile a Bruxelles, soprattutto a confronto con l’elezione di Emmanuel Macron, quando appena qualche minuto dopo i risultati arrivarono in massa le reazioni sollevate di tutta Europa. Il risultato odierno è infatti il peggiore che si potesse realizzare: fuori l’ex presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, un’avanzata da incubo dell’estrema destra dell’Afd, una vittoria per l’Fdp che non è su posizioni filo-europeistee contro la riforma dell’eurozona, e un crollo della Cdu. Tutto, insomma, tranne che l’auspicato scenario di una Merkel rafforzata e quindi in grado di osare e avanzare sulle riforme dell’Ue, insieme alla Francia, in un rinnovato motore franco-tedesco. Cresce così l’importanza del ruolo del presidente francese – anche se si trova senza una maggioranza al senato dove nel voto odierno ha prevalso la destra – e il suo discorso di martedì a Strasburgo sarà atteso più che mai dopo la ’debacle’ di Frau Merkel.

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