Estero

Pedopornografia, la Santa Sede apre un'indagine su un suo rappresentante diplomatico a Washington

L'emblema della Santa Sede
15 settembre 2017
|

La Santa Sede ha aperto un’indagine per pedopornografia nei confronti di un suo rappresentante diplomatico in servizio presso la nunziatura di Washington. Si tratta del consigliere di nunziatura monsignor Carlo Alberto Capella, di origine emiliana, fino al 2015 in servizio in Segreteria di Stato come officiale della Sezione per i Rapporti con gli Stati. In questa veste aveva partecipato alla sottoscrizione della Convenzione fiscale con lo Stato italiano. Il promotore di giustizia ha aperto il fascicolo dopo che lo scorso 21 giugno il Dipartimento degli Stati Uniti aveva notificato il possibile reato. Attualmente il sacerdote indagato è stato richiamato in Vaticano, ospitato presso il Collegio dei Penitenzieri. Sull’indagine, ha rimarcato il portavoce Greg Burke, la Santa Sede mantiene il "massimo riserbo". Il reato di pedopornografia è previsto dalla Santa Sede nella legge numero VIII del 2013. La legge – che introduce modifiche al codice di diritto penale per diverse tipologie di reato, – tratta del reato di pedopornografia negli articoli 4, 10 e 11, che riguardano definizione del reato, atti di pedopornografia e detenzione di materiale pedopornografico. "E’ una questione grave. Speriamo che la Santa Sede fornisca maggiori dettagli", ha commentato il capo della Conferenza episcopale americana, Cardinale Daniel DiNardo. "Non conosciamo tutti i fatti", ha aggiunto l’arcivescovo di Galverston-Houston, "ma ribadiamo che quando ci sono accuse simili occorre condurre un’inchiesta immediata, completa e trasparente in collaborazione con le autorità di polizia e prendendo passi immediati a tutela dei minori". La notizia delle indagini, pubblicata dal Vaticano in tarda mattinata, ha suscitato scalpore e sconcerto visto che si tratta di un prete non di secondo piano nella gerarchia della diplomazia vaticana, per giunta nella importante nunziatura presso gli Stati Uniti. Pubblicando la notizia dell’avvio dell’indagine, la Santa Sede conferma la linea di massima trasparenza sui casi di pedofilia del clero, decisa da Benedetto XVI e proseguito con altrettanta determinazione da papa Francesco. Le fasi che hanno portato all’apertura del fascicolo e al richiamo in Vaticano del sacerdote indagato sono precisate dalla sala stampa vaticana: "Si rende noto – si legge in un comunicato – che il 21 agosto scorso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha notificato, per via diplomatica, la possibile violazione delle norme in materia di immagini pedopornografiche da parte di un membro del corpo diplomatico della Santa Sede accreditato a Washington. La Santa Sede, secondo la prassi adottata dagli Stati sovrani, ha richiamato il sacerdote in questione il quale si trova attualmente nella Città del Vaticano. Ricevute le informazioni dal governo statunitense, la Segreteria di Stato le ha trasmesse al Promotore di Giustizia del Tribunale vaticano. Il Promotore di Giustizia ha aperto un’indagine ed è stata già avviata una collaborazione a livello internazionale al fine di raccogliere elementi relativi al caso". La Santa Sede, infine, ricorda che, "come è previsto dalle leggi vigenti per tutte le istruttorie preliminari, le indagini del Promotore di Giustizia sono protette dal necessario riserbo istruttorio". Ansa

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔