Estero

Aung San Suu Kyi diserta l'Assemblea Onu

13 settembre 2017
|

Nel giorno in cui Aung San Suu Kyi annuncia la sua defezione all'Assemblea Generale dell'Onu, il segretario generale Antonio Guterres afferma con forza l'impegno ad affrontare la crisi in Birmania dove, a causa delle persecuzioni militari e dei combattimenti tra l'esercito e i ribelli musulmani indipendentisti, 380mila civili di etnia Rohingya sono stati costretti a fuggire dal Rakhine e a cercare rifugio in Bangladesh. E chiede a Rangoon di fermare le violenze e le azioni militari contro la minoranza musulmana.

Ieri sera la premio Nobel e consigliere di stato birmana ha fatto sapere tramite il portavoce di aver annullato il viaggio a New York poichè "nelle attuali circostanze le questioni interne necessitano la sua attenzione". La settimana scorsa Guterres aveva annunciato di voler inserire nell'agenda della 72esima Assemblea dell'Onu la questione dei Rohingya, in fuga dalle violenze. Durante una conferenza stampa al Palazzo di Vetro, il segretario generale ha spiegato di "non aver avuto contatti con la leader birmana" dopo l'annuncio della sua defezione, ma ha precisato che "rimane un canale aperto".

"La situazione umanitaria in Birmania è catastrofica", ha avvertito Guterres, lanciando un "appello alle autorità perchè sospendano operazioni militari e combattimenti, e riconoscano a chi ha lasciato il paese il diritto di tornare". Una denuncia che segue quella dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra'ad al-Hussein, il quale ha parlato addirittura di "pulizia etnica". "Serve un piano d'azione per affrontare alla radice le cause della crisi", ha poi continuato Guterres, chiedendo a "tutti i paesi membri di fare il possibile per fornire assistenza". Il leader delle Nazioni Unite ha inviato personalmente una lettera al Consiglio di Sicurezza per portare all'attenzione dei Quindici la situazione: "Era dal 1989 che un segretario generale non inviava personalmente una missiva al Cds - ha sottolineato - questo indica il mio impegno".

Proprio ieri il Consiglio si è riunito a porte chiuse, e ha "espresso profonda preoccupazione" per la situazione in Birmania, chiedendo di adottare "azioni immediate per porre fine alle violenze". L'ambasciatore Inigo Lambertini, vice rappresentante permanente al Palazzo di Vetro, ha da parte sua "espresso la preoccupazione dell'Italia per la situazione umanitaria della regione, e ha sottolineato l'esigenza che gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione".

Intanto, il parlamento del Bangladesh ha approvato all'unanimità una mozione in cui si chiede alla Birmania di riprendere sul suo territorio i profughi e di dare loro sicurezza riconoscendone la cittadinenza. E la premier Sheikh Hasina ha annunciato che parlerà "delle responsabilità di Rangoon durante l'Assemblea Generale Onu".

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔